Dai Carbonai alla “fuga” delle mule, Francesco Paolo Lanzino racconta il primo mese e mezzo di viaggio di Woodvivors
Francesco Paolo Lanzino, la sua troupe e soprattutto le sue mule si trovano in questi giorni in Calabria. Hanno lasciato Pantelleria il 15 aprile e quindi sono in viaggio da circa un mese e mezzo, sulle tracce delle antiche civiltà contadine dello Stivale, lungo il Sentiero Italia CAI. Il progetto ha un nome, “Woodvivors”, e li vedrà impegnati fino a Torino; dopo di che, tornati a casa in Sicilia, comincerà la fase di montaggio e post-produzione del documentario, atto finale di questo singolare viaggio “a passo di mulo”. Abbiamo raggiunto Francesco al telefono a inizio settimana, e ci siamo fatti raccontare come è andato il viaggio finora e cosa li attende.
Francesco dove siete?
Siamo a Longobucco, siamo venuti con il furgone, che è il nostro mezzo di servizio, per fare delle riprese in questo paese che storicamente è famoso per i telai e quindi per la tessitura e l’artigianato dell’argento. Le nostre mule sono a Camigliatello, che è tappa del Sentiero Italia CAI da dove ripartiremo in direzione Spezzano. Scenderemo dal Parco Naturale della Sila verso al periferia di Cosenza per poi attraversare la città e risalire sulla catena montuosa del lato tirrenico, quindi Orsomarso e il Parco del Pollino. Faremo quindi tre o quattro tappe a valle per poi tornare in montagna nel Pollino, che prevalentemente si sviluppa in Basilicata però per questo triangolo di circa 100 km arriva in Calabria: quindi entreremo nel Parco in Calabria e usciremo in Basilicata.
Come è andata finora?
Molto bene! Negli ultimi anni ho curato molto la creazione del team, di questa squadra. Se io avessi voluto partire semplicemente per fare il trekking e arrivare a Torino con le mule, magari lo avrei già fatto. Ma il nostro obiettivo principale è quello di realizzare un documentario sulla civiltà contadina. In questo mese, tutti insieme sul campo, abbiamo cominciato a prendere la mano su come gestire questa macchina complessa di una produzione cinematografica. Abbiamo aggiustato il tiro strada facendo con molto pochi intoppi. Soltanto una sera abbiamo avuto una disavventura che poi ha dato origine a una storia bellissima.
Ce la racconti?
Eravamo sulle sponde del lago Ampollino e le nostre mule, spaventate da un branco di lupi, sono scappate. Le abbiamo ritrovate qualche ora dopo, ma solo grazie all’aiuto degli abitanti del posto che si sono mobilitati per andare a cercarle insieme a noi. Eravamo tutti sulle loro tracce, alla fine abbiamo scoperto che le mule erano tornate indietro. Con queste persone è nato un bellissimo rapporto condividendo questa avventura, ci hanno anche fatto la cortesia di riportarci nel punto in cui eravamo arrivati, evitandoci così di dover ripercorrere il tratto che avevamo già fatto e perdere tempo. Del resto qualche piccolo imprevisto l’avevamo messo in conto.
Hai scoperto qualcosa della civiltà contadina che non ti aspettavi, che ti ha sorpreso?
Mi ha colpito molto l’incontro con i mastri del carbone, loro fanno ancora il carbone vegetale come lo facevano i Fenici, con gli stessi mezzi e gli stessi metodi. Ne avevo sentito parlare, però assistere è stato davvero emozionante. Siamo stati con loro a Serra San Bruno cinque giorni, proprio per poter documentare questa esperienza al meglio possibile. Ho visto con i miei occhi quello che sapevo sullo spopolamento delle montagne, soprattutto alle quote più alte: una volta la gente lavorava e viveva in montagna, adesso è veramente difficile incontrare persone sui monti, mentre entrando nei borghi si ritrovano le persone. Dal punto di vista naturalistico le montagne continuano a offrire uno spettacolo bellissimo, però manca l’aspetto antropologico il che è una perfetta fotografia della realtà sociale: i giovani lasciano quasi tutti questi paesi. Vedremo se questa situazione la ritroveremo anche sulle montagne del Centro e del Nord Italia.
@Foto Woodvivors
