Nel 2010 mentre camminava lungo il Sentiero Italia CAI sull’Appennino Tosco-Emiliano, Giuliano Cervi fece un raro incontro con la farfalla Apollo. Una specie che su questa catena montuosa è ritenuta sempre più a rischio. Il presidente del Comitato scientifico centrale, racconta di essere stato direttamente testimone dell’enorme ricchezza naturalistica che possiamo incontrare lungo il sentiero. All’epoca dell’incontro era presidente del Comitato Scientifico CAI dell’Emilia Romagna. Trovò gli esemplari lungo il tracciato del cammino a breve distanza dal rifugio Cesare Battisti.
Un “animale simbolo”

“Se dovessi scegliere un animale simbolo per il Sentiero, per me sarebbe proprio la farfalla Apollo”. Non ha dubbi il presidente Cervi che continua: “La indicherei per le sue caratteristiche e la sua distribuzione lungo il tracciato del Sentiero Italia sia nelle Alpi che nell’Appennino. È presente lungo i sentieri più alti di tutto l’arco alpino e sugli Appennini. Per questo è possibile incontrarla lungo il cammino che unisce il nostro paese”. Aggiunge però che “proprio sull’Appennino la sua presenza è più sporadica. Frammentaria. Soprattutto la troviamo nell’Appennino tosco-emiliano e in Umbria, ma in queste zone è comunque in grande declino”. Per questo la scoperta del 2010 è stata importante, perché testimoniava ancora la presenza di una specie che stava diventando sempre più rara.
Una specie a rischio
Quindi Cervi spiega le ragioni per cui oggi la Apollo è un animale a rischio: “È minacciata soprattutto dalla scomparsa del suo habitat. Le praterie e i pascoli di alta quota si restringono a causa del progressivo avanzamento degli arbusteti e delle aree boscate. Avanzata causata dall’abbandono del territorio montano”. Un tema caro per i soci Cai quello dei pericoli causati dall’abbandono della montagna. Un problema che proprio il progetto del Sentiero Italia CAI aiuta ad affrontare, riportando le persone e l’attenzione anche tra i territori più vulnerabili. Infine anche il cambiamento climatico potrebbe aver avuto degli effetti negativi sulla vita di questa farfalla.
Cervi ritiene importante salvaguardare l’habitat delle farfalle Apollo “per la protezione della biodiversità. In questi ambienti di praterie si possono trovare erbe e invertebrati speciali”. Per favorire dunque la tutela di queste specificità avanza alcune proposte: “Si potrebbero prevedere anche interventi di supporto e mantenimento della gestione forestale e agricola tradizionali, quali lo sfalcio periodico delle erbe e il pascolo estensivo, che permettono la corretta successione delle erbe spontanee dei prati”.
La descrizione

La farfalla è riconoscibile per i vistosi ocelli rossi sulle ali bianche e per alcune macchie nere. Anche le nervature sono nere. L’apertura alare è tra i 5 e gli 8 centimetri.
La incontriamo principalmente nei mesi più caldi dell’anno. Le larve si nutrono di piante Sedum. Vicino a queste piante vengono deposte le uova da cui nasce il bruco,nero con macchie rosse o gialle, destinato a trasformarsi in farfalla.
CARTA D’IDENTITÀ
Nome comune: farfalla Apollo
Nome scientifico: Parnassius apollo
Classe: Insecta
Habitat: pascoli d’alta montagna
Apertura alare: 5-8 cm
Segni distintivi: vistosi ocelli rossi sulle ali bianche e per alcune macchie nere. Anche le nervature sono nere.
*Ringraziamo per le foto Giuliano Cervi