Il punto sulla risalita del Sentiero Italia CAI da parte di Renato Frignani. Il Reggiano è in Calabria da lunghi giorni. Ha salvato un cucciolo trovato nei rifiuti. Ripartirà il 23 giugno.

Renato Frignani è un fiume in piena. Il correggese, ex giocatore di football americano (ha militato come ricevitore negli Hogs di Reggio Emilia ndr.), sta risalendo in solitario il Sentiero Italia Cai ed è in ritardo nei programmi. E’ rimasto in Calabria più del tempo che aveva pensato di restare. Ma non è affatto pentito. In ritardo per amicizia, per empatia, perché, come dice lui “quando affronti una cosa così grande come è camminare per Sentiero Italia, non puoi staccare la testa dal cuore, non puoi mica girarti indietro“.

Il suo scopo è quello di dimostrare che oltre con le gambe, camminare vuol dire incontrare persone, entrare e uscire dalle loro vite con animo semplice, amichevolmente.
Il ritardo viene dalle soste. A volte ci si ferma con i piedi ma si galoppa con i pensieri.
Ora sono a Cosenza (parliamo con lui il 13 giugno ndr.) per quello che mi è accaduto – dice – ovvero ho salvato un cucciolo trovato nei rifiuti da un destino segnato. Qui a Cosenza il Cai (in particolare due soci, Marco Noci e Giuliano Belcastro ndr.) mi sta aiutando a risolvere i problemi di questo “esserino” che non ha certo più di 50 giorni. Mi hanno portato da un veterinario, lo abbiamo vaccinato, ma bisogna fermarsi qualche giorno perché per tutto ciò di cui ha bisogno per sopravvivere ci sono medicine da prendere e non le può certo prendere tutte insieme. Poi ripartirò: penso il prossimo 23. Lo porterò con me, è la mia decisione. Adesso nella mia tabella di marcia sarei dovuto già essere in Basilicata. Non importa, verrà anche quel momento. Non ho paura, non ho fretta“.
Lo contattiamo per telefono, in montagna dov’è, la voce va e viene. Ma nella sua pagina social, su facebook, la sua storia è visibilissima, ci sono molti video e foto che testimoniano la sua avventura.
Ora qui c’è un un caldo africano – racconta – ma ci sono state giornate di un freddo che non avrei mai immaginato di provare in primavera avanzata“.

Le giornate sono state scandite da passi, uno dietro l’altro, ma anche da incontri, da chiamate di soci del Cai, da messaggi di chi questo lungo ragazzone emiliano ha incontrato stabilendo subito un rapporto empatico. “Dove ti trovi? mi chiedono. Hai bisogno di una mano, diccelo. Sono solo, ho sempre camminato da solo, tranne in rarissime occasioni e per piccoli percorsi, ma in realtà non mi hanno mai fatto sentire troppo solo, fino ad ora“.
Un percorso scandito dai sentimenti, il suo. Ed è attraverso i sentimenti che lo vogliamo raccontare.
La gioia? Mica facile, veh… Però non ho dubbi, quando ho trovato questo cagnolino. Abbiamo sperimentato a Lorica un nuovo assetto di marcia, come avessi un marsupio entro cui tenerlo, ma quando potrà finalmente camminare, questione di tempo, ho deciso che farà Sentiero Italia al mio fianco: fino in fondo“.
Dopo la gioia, un altro grado di positività. Il sentirsi rassicurato.
Ero in Sicilia sulla catena dei Peloritani – racconta – ho sbagliato traccia, ho seguito un sentiero battuto che non era il percorso che credevo. Era un sentiero battuto fatto per gli animali al pascolo. Ho trovato tracce di animali. Ha cominciato a piovere forte, avevo perso l’orientamento, mi ha salvato un socio Cai. L’ho chiamato. “Dove sei?”, mi ha chiesto, gli ho risposto che non lo sapevo più, che c’erano i segni di una frana e avevo seguito un fiume, in direzione Francavilla. “Francavilla?”, ha esclamato. Sì, gli ho detto, lo so che sto andando in una direzione diversa da quella che mi ero prefissato. “Ti vengo a prendere”, mi ha detto. Mi ha rimesso sulla giusta strada“.
Lo scoramento, invece, quello ha il paesaggio sardo.
Ho trovato il peggior tempo possibile – dice – e se a questo si aggiunge la mia paura per i temporali, per via di cose che mi sono capitate, il quadro è completo. Sì, mi sentivo a terra. Ma da dire mollo tutto, questo no. Mai“.
Ha camminato anche assieme a un escursionista di Monza, si è fermato in un eremo dividendolo con uno svizzero, talvolta è stato contattato da soci Cai “che mi hanno chiesto di camminare insieme. Perbacco! ho risposto, sono qui apposta. E’ capitato nella prima tappa che ho affrontato a Reggio Calabria e le ultime due in Sicilia“.
Aggiunge:
Sono circondato da persone fantastiche. L’intera sezione del Cai di Messina mi ha voluto incontrare come fossi… un capo di Stato, ma non so dire quante volte sono stato invitato in tutti questi giorni a dividere la cena con i “padroni di casa”. Ho ritrovato a pieno lo spirito e il significato che volevo dare alla mia avventura. Per me Sentiero Italia CAI è questo. Incontrare il maggior numero di persone possibili. Arrivo in una piazza, entro in un bar, mi metto a parlare, trovo quasi subito mani che si allungano da stringere“.
In questo modo la fatica è più facile da affrontare.
La fatica c’è. Ma era in preventivo. Se vuoi percorrere Sentiero Italia la devi mettere in conto. Molto impegnativo, mi sono trovato ad affrontare percorsi dove la segnaletica è inesistente. In particolare in Sardegna, devo dire, ho trovato grande difficoltà“.
Renato va avanti.
A volte sono stato affiancato da un’auto: sei Renato? Sì, come fai a saperlo? Erano del Cai, il più delle volte. Il rifugio più bello fin qui? Non ho dubbi: il Biancospino di Antonio Barca. Costruito a mano. Bellissimo“.