Dopo i rifugi sul Sentiero Italia Cai nel Parco dello Stelvio e sul Passo Zebrù, l’autore di Idea Montagna Roberto Ciri ha percorso la tappa che va da Pasturo al rifugio Alberto Grassi, punto accoglienza sul Sentiero. Allo stesso tempo, Ciri si è fermato anche al rifugio Ratti Cassin sui piani di Bobbio. Infine, la tappa successiva ha portato l’autore delle guide sul Sentiero Italia Cai ad attraversare la cresta del Pian delle Parole fino a raggiungere la Bocchetta Alta; qui Roberto ha visitato il Cesare Benigni, altro punto d’accoglienza del Sentiero Italia Cai.

Il terrazzo sulle Orobie

“Di proprietà della SEL di Lecco, il rifugio Alberto Grassi si erge su un punto panoramico con una bellissima vista sulle Orobie”, spiega la gestrice Anna. La struttura ha quasi 100 anni. Il rifugio ha una storia molto antica, che risale agli impianti minerari di origine medioevale, in attività fino al 1963: nasce infatti anche come edificio di appoggio ai minatori. Allo stesso tempo sorge sull’alpeggio di Camisolo, storicamente conteso fra i comuni di Primaluna e Valtorta. Per quanto riguarda le escursioni,  “è posizionato in un crocevia di sentieri, nonchè punto d’appoggio per la salita al pizzo dei Signori. Siamo aperti sia in estate che i fine settimana invernali, come appoggio all’escursionismo di giornata o anche di più giorni”, continua.

Il rifugio degli alpinisti

Costruito dalla Società Alpinisti Milanesi, il rifugio Ratti – Cassin è stato inaugurato nel 1929. In origine la struttura si chiamava rifugio Savoia, ma durante la seconda guerra mondiale l’edificio è andato a fuoco. In seguito ristrutturato, ha preso il nome di Vittorio Ratti, partigiano e alpinista lecchese morto a Lecco il 26 aprile 1945, durante la battaglia per liberare la città. Per quanto riguarda l’ambiente circostante, “nella cornice dello Zuccone Campelli, passano e partono numerosi sentieri, che collegano il lecchese con la bergamasca. Allo stesso tempo, qui vicino c’è la cresta Ungania, conosciuta e apprezzata dagli arrampicatori della zona. Sulle sue pareti sono presenti ferrate storiche messe in sicurezza da poco”, spiegano i gestori Jacopo e Mauro.

Le donne delle Orobie

Dopo aver percorso la tappa che da Pasturo arriva al rifugio Grassi, percorrendo il sentiero delle Orobie occidentali numero 101 e si arriva al rifugio Cesare Benigni.  La struttura si trova in un punto panoramico, dal quale si può godere una bella vista sulle Alpi Orobie. Elisa gestisce il rifugio da 15 anni e porta avanti la tradizione: i rifugi sono amministrati dalle donne del territorio. “Le persone cambiano ma la tendenza rimane sempre quella”, spiega. “Il rifugio è intitolato a Cesare Benigni, un ragazzo di ventun’anni morto sul Pizzo del Diavolo. La famiglia ha fatto una donazione al Cai per costruire un punto d’appoggio per quella che era una tappa troppo lunga, tra il Grassi e Passo San Marco”, continua. Inizialmente era poco più di un bivacco, poi è diventato un rifugio e infine la struttura è stata ampliata nel 2007. Per quanto riguarda le escursioni, le possibilità sono diverse: l’accesso privilegiato è dalla val Brembana, ma si può entrare anche dalla val Girola.

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