Il CAI ritorna nella culla, nel suo nido, che si trova lungo le pendici del Monviso. Il Sentiero Italia Cai non poteva attraversare i luoghi e le memorie del Belpaese, dimenticando l’impresa del 1863 del suo padre fondatore Quintino Sella, che quell’anno salì la montagna simbolo del Piemonte con la prima comitiva interamente italiana.

La staffetta “Cammina Italia Cai” che sta attraversando tutte le regioni italiane seguendo uno dei sentieri più lunghi e affascinanti del mondo, partirà da Pontechianale, in alta Val Varaita, e si arrampicherà sul versante che dà accesso al Monviso. In parte il percorso coincide con quello che seguirono Sella e compagni nel 1863, ma a un certo punto la staffetta devolverà per lungo il Vallone delle Giargiatte e arriverà al rifugio Quintino Sella attraverso i passi di San Chiaffredo e Gallarino. Una seconda comitiva arriverà ai piedi del Monviso in traversata dall’altra Val Pellice e si riunirà a un gruppo partito dall’alta Valle Po, dal Pian del Re. Questi due gruppi saliranno al Quintino Sella, fulcro della manifestazione del 20-21 luglio.

Il Monviso è una montagna perfetta, una piramide. Una sentinella che sorveglia la Val Padana e nei giorni di bel tempo con la sua mole e la sua inconfondibile figura è visibile persino dalle Prealpi venete.

Dopo l’impresa dello statista Sella, per tre volte ministro delle finanze dell’Italia unita negli anni della destra storica, nell’ultimo quarto dell’Ottocento il Monviso divenne tappa fondamentale per tutti i grandi alpinisti italiani e internazionali, per i quali assunse quasi la fisionomia di una Mecca. Nel 1905 venne inaugurato anche il rifugio collocato in prossimità del Lago Grande di Viso, che presto divenne la base per la salita della via normale alla cima.

Fu proprio nel 1863 lungo le pendici di questo gigante, il più alto monte delle Alpi Cozie, che si chiarì negli occhi di Quintino Sella un’idea che aveva già in gran parte maturato. La creazione di una grande associazione italiana dedicata all’alpinismo. La montagna come spesso è capitato nella storia dell’uomo divenne quindi un luogo di rivelazione. Mentre saliva la pelle del Monviso, mentre guardava questi panorami, Quintino Sella fondava con il pensiero ciò che poi sarebbe nato a Torino due mesi dopo, il Club Alpino Italiano.

L’impresa si caricò di significati risorgimentali. E più tardi, molte delle cime del gruppo del Monviso furono battezzate (o ribattezzate) con nomi di città italiane (Roma, Udine, Trieste) o con toponimi che ricordano i luoghi delle battaglie risorgimentali (Ticino) o i padri fondatori del sodalizio alpinisti (Sella, Gastadi) .

Quintino Sella stesso d’altronde caricava l’alpinismo di un’importante funzione storica. L’Italia unita era un’Italia ancora prevalentemente agricola, ma che doveva modernizzarsi. Siamo nell’Ottocento e tutte le nazioni europee iniziano a trasformarsi in potenze industriali. Bisogna insegnare ai giovani, ai figli della borghesia italiana, ad avere il coraggio di fare un salto, imparando però a farlo in sicurezza e con le giuste precauzioni. L’Italia non ha bisogno di temerari salti nel vuoto, bisogna invece con i piedi per terra trovare il coraggio, consapevole, di costruire il paese. Di salire quindi, proprio come deve fare un buon alpinista. Per questo il Cai fin dall’origine diede molta importanza alla sua funzione pedagogica.

Ora il Club Alpino Italiano ritorna dunque a queste rocce per il Sodalizio sacre. Nell’anno in cui camminando lentamente il Cai ha riscoperto le trame dei sentieri che uniscono l’Italia, non poteva che tessere il suo presente alle proprie radici.

Valerio Castrignano