“Dal Sentiero Italia CAI sicuramente si esce meglio, è un’esperienza che migliora, dona umanità e libertà”, dice il cicloescursionista Paolo Laureti. Quest’estate, ispirandosi al Sentiero Italia, ha percorso 26 giorni in Mountain Bike da Trieste fino a Reggio Calabria.
“Per la verità mi sono permesso qualche piccola differenza. Io sono partito da Trieste e sono giunto poi a Melito di Porto Salvo – Capo Sud, in provincia di Reggio Calabria. Per il resto però ho seguito il tracciato e le tappe presenti sul vostro bellissimo sito, strumento che ho apprezzato tantissimo. Ho fatto solo qualche deviazione laddove era necessario per poter andare avanti in mountain bike. La mia esperienza e i miei appunti saranno a disposizione del Cai per il progetto SICAI MTB (leggi l’articolo) – progetto del Club alpino italiano – che consentirà di percorrere il cammino anche con la mountain bike. Devo solo mettere in ordine tutto il materiale raccolto per non rischiare di dare indicazioni sbagliate”.
In Paolo Laureti la curiosità per il Sentiero Italia CAI è maturato da oltre un decennio. “Tanto tempo fa me ne parlò mio zio, appassionato di montagna. E poi l’anno scorso, nel 2019, quando ne ho sentito riparlare, quel seme è germogliato. In particolare ad inizio 2020, quando è esplosa l’epidemia ed è iniziato il lockdown, ho pensato fosse l’anno giusto. ‘Quando potrò uscire andrò a scoprire questo paese da Nord a Sud’, mi sono detto. Così nelle lunghe settimane a casa ho progettato il mio percorso, studiandolo anche attraverso il vostro sito (guarda tappe). Il problema erano i tempi. Dovevo fare tutto in ventotto giorni e non avrei potuto perdere un giorno. Diciamo che quindi io ho aggiunto una piccola componente nelle motivazioni, magari un po’ lontana dall’idea di cammino lento, lo confesso. Dovevo godermi il viaggio, ma dovevo comunque fare una buona prestazione anche in termini di tempistiche”.
Il ciclista di Silvi Marina, in provincia di Teramo, per completare lo stivale ci ha messo ventisei giorni e otto ore. Dal 26 luglio al 21 agosto. Tante difficoltà, ma anche tanta bellezza: “Davvero abbiamo una bellezza straordinaria e non riusciamo a valorizzarla in questo paese, ma il Sentiero Italia CAI è un progetto che va fortunatamente in questa direzione. E ho visto che era anche frequentato da diversi camminatori. Il momento più bello? In Liguria, dovevo essere vicino al Passo del Faiallo, ed è apparso il mare”.
Sono davvero tante le meraviglie da scoprire sul Sentiero, se anche il momento più complicato è stato uno di quelli che resteranno più nel cuore del cicloescursionista abruzzese: “Ero nel Parco del Gran Paradiso credo, e dovevo portarmi dietro la bicicletta sulla spalla lungo una salita di 400 metri, con una fortissima pendenza. Due francesi però mi hanno seguito, dato consigli e incoraggiato. Ad un certo punto ho detto: ‘Andate avanti voi, vi state rallentando per starmi dietro’. E loro mi hanno risposto: ‘No, in montagna non si abbandona chi è in difficoltà, si arriva insieme’. L’umanità che ho incontrato lungo questo sentiero è stata una delle cose più belle. In montagna siamo davvero tutti uguali, siamo davvero uniti”.
Lo rifarebbe? “Sì, dopo i mesi del lockdown il Sentiero Italia CAI mi ha restituito la libertà a cui a purtroppo abbiamo dovuto rinunciare a causa della pandemia. L’ho scelto e malgrado la fatica lo rifarei. Lo consiglio a tutti”.