Il videographer originario della Valsesia sta percorrendo la Grande Traversata delle Alpi, che coincide con le tappe piemontesi del Sentiero Italia CAI, per promuovere il viaggio lento e la cultura dei luoghi attraversati
di Lorenzo Arduini
«Da diverso tempo, una volta all’anno ho fatto un viaggio in giro per il mondo. Quest’anno però, anche prima dell’emergenza Covid, ho deciso di rimanere vicino casa, per scoprire le montagne della mia regione». Lui è Giulio Pedretti, 40 anni, videographer di professione, originario di Rima (Valsesia) e residente da molti anni a Torino.
Nel 2020 ha voluto conoscere le “sue” Terre alte in maniera diversa e completa, percorrendo la Grande Traversata delle Alpi (Gta), celebre itinerario escursionistico piemontese che coincide con il Sentiero Italia CAI. Giulio ha frequentato le montagne sin da piccolissimo con i nonni, walser quelli paterni, alpinisti quelli materni. Dall’età di sei anni è iscritto al Cai (Sezione di Varallo Sesia), ma non aveva mai provato l’esperienza di affrontare un itinerario di lunga percorrenza.

Giulio, cosa ti ha spinto a metterti in cammino?
«Un viaggio a piedi ha una serie di implicazioni che lo rendono unico. Consente di ritrovare la propria dimensione. È un’esperienza dunque che va al di là dello sforzo fisico, coinvolgendo anche lo spirito. E io volevo provarla. Vivo a Torino, la mia quotidianità è quella frenetica tipica delle città e la montagna per me ha sempre rappresentato il modo per staccare, evadere, rimettermi in sesto».
Parlaci del tuo progetto, che hai chiamato “My Alps”.
«All’inizio l’idea era quella di percorrere la Gta per intero, da nord a sud. Con l’arrivo della pandemia ho deciso di dividere il viaggio in tre momenti, cogliendo così l’occasione di raccontare la montagna in stagioni diverse. Attraverso il sito e, soprattutto, i social network, ho intrapreso una narrazione a livello personale, con l’obiettivo di promuovere e far conoscere i luoghi che ho attraversato, con i loro paesi, le loro comunità e le loro culture. Le montagne del Piemonte sono molto diverse tra loro, cambiano da valle a valle. Dopo la prima tranche del viaggio che ho fatto l’estate scorsa, dal Passo del Gries al Santuario di Oropa, quest’autunno ho dovuto interrompere la seconda circa a metà, a Salbertrand, in Val Susa. Questo a causa della risalita dei contagi e delle conseguenti restrizioni sempre più stringenti. L’idea è finire il tragitto nella tarda primavera, arrivando fino al mare passando dal Monviso. Devo dire che la montagna autunnale mi ha molto colpito: più dura, più solitaria, ma indubbiamente molto affascinante, a partire dai colori».
Quali sono stati i momenti più intensi che hai vissuto?
«La cosa che mi ha colpito di più è stata il rapporto con le persone: sia quelle che mi hanno accompagnato per qualche tratto del cammino, sia quelle che ho incontrato. Il mio non è stato infatti un viaggio in solitaria. Ho coinvolto altri appassionati che volevano condividere con me parte del percorso. Questo tipo di esperienza, se condivisa con altri, crea legami molto intensi e ti permette di conoscere veramente a fondo chi è con te. Negli incontri con le comunità locali, poi, ho sempre cercato un dialogo, cosa del resto che avviene spesso in montagna. Il momento più emozionante è stato senza dubbio quello dell’arrivo nel mio paese natale dopo due settimane di cammino. Ci conosciamo tutti e tutti sapevano del mio viaggio. La mia comunità mi ha così preparato una festa a sorpresa, una cosa davvero d’altri tempi».
Qual è il messaggio che vuoi mandare attraverso la tua narrazione?
«Innanzitutto un forte invito a fare questa esperienza. I lunghi cammini vengono intrapresi infatti perlopiù da stranieri. Il 90% dei camminatori vengono da altri Paesi, mi hanno detto molte persone con cui ho parlato. Secondo me il viaggio in montagna senza l’utilizzo di mezzi a motore permette di vivere lo spazio in maniera diversa. L’impegno fisico non deve spaventare: è alla portata di molti, sono necessari un po’ di allenamento e una costante attenzione. Sulla Gta i sentieri sono ben segnalati ed è presente un buon numero di posti tappa per facilitare la continuità».

Sapevi che la Gta fa parte del Sentiero Italia CAI?
«Certo che sì. Il Sentiero Italia mi affascina, in particolare perché consente di scoprire camminando la montagna appenninica, che io, venendo dalle Alpi, conosco poco. È uno stimolo a organizzare nei prossimi anni altri viaggi del genere, con la garanzia di avere logistica e ospitalità»
Dunque dopo questo primo viaggio ti rimetterai in cammino.
«L’idea è proprio questa, vorrei scoprire montagne nuove, anche lontane dalle mie, per conoscere nuovi territori camminando, conoscendo e promuovendo. Per quanto riguarda questa prima esperienza, non vorrei che si concludesse con il solo racconto sui social. Vorrei documentarla in altri modi, magari con una mostra o un sito dedicato. Le nuove tecnologie offrono molto in questo senso: vorrei proporre qualcosa di contemporaneo che valorizzi luoghi che non hanno bisogno di un turismo di massa, ma di una frequentazione dolce, senza pretese mondane. Lo vedo chiaramente nel mio paese, questi passaggi permettono alle famiglie di continuare vivere nelle Terre alte. Questo tipo di frequentazione, diversa dal weekend mordi e fuggi, oltre alle ricadute economiche, è uno stimolo a mantenere la montagna integra e a curarla, sempre all’insegna della sostenibilità».
Per saperne di più:
Sito: https://www.myalps.eu/
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