Il 15 marzo 2018, l’area del Ticino Valgrande Verbano è stata nominata riserva biosfera UNESCO. Si tratta di un territorio che raggiunge nel complesso un’estensione di 332 mila ettari, 2 regioni, 4 province (Novara, Pavia, Varese e Verbania), insieme alla città metropolitana di Milano.

Tra Piemonte e Lombardia

In generale, l’area coinvolge 19 parchi e riserve nazionali e regionali, 48 siti della rete natura 2000. Questi ultimi rappresentano il 41% della superficie. Allo stesso tempo, ci sono almeno 3 siti UNESCO. In particolare, essa comprendei Parchi regionali del Ticino lombardo e piemontese, il lago Maggiore, il Parco Nazionale Val Grande ed il Parco Campo dei Fiori, estendendosi dal fiume Ticino sino al confine svizzero per una estensione di 332.000 ettari. 

Insomma, chi percorre diverse tappe lombarde e piemontesi del Sentiero Italia CAI, si trova a percorrere l’area di questa riserva e gli ambienti e le aree attraversate sono tra i più vari e diversi tra loro. 

Si tratta di un grande mosaico di ambienti, prevalentemente prealpini e di pianura, con una pluralità di habitat che vanno dalle fasce vicino ai corsi d’acqua a quelli dell’ambito montano-alpino, importanti bacini lacustri (compresi il lago Maggiore e quello di Varese) e un’elevata diversità naturalistica e paesaggistica“, spiega il dirigente dell’ente parco nazionale Valgrande Tullio Bagnati

L’area del Ticino Valgrande Verbano è riserva biosfera UNESCO
Una veduta della Cima Sasso, nel parco Valgrande

Un mosaico ambientale

Il territorio della riserva è suddiviso in zone buffer e core. Allo stesso tempo, tutti i comuni che hanno aderito alla proposta si configurano come area transition: territorio di sperimentazione e dimostrazione della fattibilità di progetti orientati alla sostenibilità.

La Riserva MAB deve funzionare come un laboratorio di sostenibilità per le generazioni future. Si tratta di modelli di sviluppo esportabili al di fuori delle aree protette, supportando progetti culturali, educativi e di ricerca e di conservazioneDalle caratteristiche geografiche e naturali delle Riserva deriva un altro importante obiettivo, ovvero quello di preservare il grande corridoio ecologico che collega tra loro le bioregioni Alpina, Continentale e Mediterranea“, continua Bagnati.

Allo stesso tempo, nei diversi territori che compongono la riserva sono presenti un numero rilevante di habitat e di specie di interesse comunitario, circa 342, comprendenti invertebrati, pesci, anfibi, rettili, uccelli e mammiferi. La componente faunistica principale è rappresentata dagli uccelli che costituiscono il 75% delle specie. Tra le specie rilevate ci sono la Rana di Lataste, il rospo Pelobate fosco, ed il gambero di fiume. In generale è comunque l’insieme del panorama faunistico ad essere ben rappresentato sia tra i carnivori (con il recente arrivo del lupo), gli ungulati ed i mammiferi minori.

L’area selvaggia più grande d’Europa

Ad esempio, si pensi al Parco Nazionale della Valgrande che si estende su tutta l’omonima valle: un’area chiusa tra le montagne dell’Ossola, il bacino del Lago Maggiore e la Valle Cannobina. Per definire il territorio del parco si può usare una parole “wilderness”. Infatti, si tratta dell’area selvaggia e incontaminata più grande dell’area alpina.

“Le ragioni vere del suo preservarsi si possono ritrovare nella definizione di wilderness di ritorno, ovvero il totale abbandono da parte dell’uomo di tutte le attività che vi si erano svolte nei secoli“, spiega Bagnati. Allo stesso tempo, per la sua conformazione, il territorio non permette la costruzione di grossi insediamenti e per questo motivo ha potuto mantenere la sua natura selvaggia.

Allo stesso tempo, è necessario preservare l’ambiente dell’ente parco. L’approccio è duplice: da una parte il controllo sulle presenze umane nell’area wilderness, ad esempio con la riattivazione limitata della rete sentieristica che collegava gli alpeggi della valle, o il recupero di alcune baite, senza realizzare nuove infrastrutture ricettive. Dall’altra nella gestione delle aree di transizione e di quelle ad oggi oggetto di ampliamento al fine di creare zone più adatte ad interventi di sviluppo legate in particolare al settore agro-forestale, spiega ancora Bagnati.

Un camoscio nel parco nazionale Val Grande

La valle della biodiversità 

In generale, tutto il parco è caratterizzato da una grande varietà di ecosistemi. Una caratteristica che lo rende un patrimonio di biodiversità tra i più importanti della Pianura Padana. Le specie viventi censite sono almeno 6235. Di cui almeno 3264 animali, 1585 vegetali e 1386 funghi.

In particolare, la Valle del Ticino è una delle principali aree di svernamento di uccelli acquatici in Italia; qui sono state complessivamente rilevate 320 specie, ovvero il 60,8% degli esemplari noti per l’Italia. Di tali specie, 93 sono di interesse comunitario. Più in generale, sono presenti 14 zone speciali di conservazione e 1 zona di protezione speciale. Allo stesso tempo, tutto il suo territorio è attraversato da più di 750 chilometri di percorsi ciclo pedonali. Di questi, oltre 100 km lungo i navigli. 

Un territorio ricco di meraviglie ambientali

La candidatura UNESCO nasce con l’obiettivo di potenziare l’appeal del territorio. In realtà si tratta di territori già ricchi di itinerari turistici e di strutture ricettive. In particolare, all’interno della riserva ci sono almeno tre siti UNESCO, come il geoparco Sesia Valgrande Unesco Global Geopark che insiste all’interno di un territorio che va dal Lago Maggiore al confine con la Svizzera. 

L’importanza geologica del parco è legata soprattutto ai processi di formazione delle Alpi: infatti, qui è visibile una sezione della crosta terrestre, all’interno della quale è possibile vedere anche il sistema di alimentazione di un supervulcano fossile. Insomma, la geologia ha scolpito quest’area. Si pensi alla presenza di diverse tipologie di rocce e alla diversità delle forme di paesaggio. Allo stesso tempo, le conseguenze sono la presenza di diverse condizioni ecologiche, con il risultato di avere ambienti, flora e fauna differenti tra loro. 

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