Sottolineano le curve morbide del paesaggio, non emergono agli occhi con tinte accese, eppure sono parte ineliminabile e fondamentale del territorio italiano: sono i muretti a secco. Sono strutture costruite senza leganti, erette grazie ad una sapiente disposizione dei blocchi in pietra che li costituiscono. Questi manufatti sono diventati patrimonio Unesco nel 2018, perché rappresentano “una relazione armoniosa fra l’uomo e la natura”. Anche il Sentiero Italia CAI incontra questa importante e antica infrastruttura, fondamentale per la composizione del paesaggio nel nostro Paese.

Sentiero Italia CAI e muretti a secco

«È possibile incontrare muretti a secco principalmente lungo il cammino nel centro-sud, dove spesso il nostro tracciato incontra anche zone di media e bassa montagna», spiega il professor Mauro Varotto del comitato scientifico centrale del Club alpino italiano. I muretti a secco, i cui primi esempi appartengono all’epoca primitiva, hanno varie funzioni, principalmente vengono usati per creare terrazzamenti con funzione agricola, oppure in alcune aree del paese per delimitare sentieri e proprietà private.

«Parliamo di un patrimonio diffuso con un importante valore storico-archeologico, ma anche economico-infrastrutturale. I terrazzamenti in muretto a secco hanno reso coltivabili versanti montani e collinari, quando è iniziato l’incremento demografico dell’Europa a partire dal basso Medioevo e poi molto di più nel Cinquecento, Settecento e Ottocento. Hanno migliorato l’equilibrio idrogeologico, con una interessante raccolta e gestione delle acque in montagna», continua Varotto. Un patrimonio che oggi a causa dello spopolamento delle aree montane, rischia di non essere manutenuto.

Uno sguardo dai Monti Lattari

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Lo spettacolo dei terrazzamenti visto dal SICAI – ph. Gioacchino Di Martino

Dall’alto dei monti Lattari, lungo il Sentiero Italia CAI in Campania (guarda le tappe), è possibile ammirare i terrazzamenti realizzati grazie ai muretti a secco. La loro presenza ha contribuito a rendere splendido il paesaggio della Costiera Amalfitana (Leggi l’articolo): «Sono stati realizzati a partire dall’alto Medioevo – spiega Vincenzo Di Geronimo, ex presidente del Cai di Napoli e direttore del museo di Etnopreistoria della Sezione del Club alpino italiano di Napoli -. Le aree costiere e più esposte alle invasioni venivano abbondonate. Ci si ritirava all’interno, lungo i pendii dei monti, che venivano addomesticati per renderli coltivabili. All’inizio si coltivava la vite, poi furono introdotti gli agrumi, per le relazioni con il mondo islamico».

Secondo Gioacchino Di Martino, vice presidente del Centro di Cultura e Storia Amalfitana: «Il Sentiero Italia rappresenta un punto di vista privilegiato per ammirare quest’opera nel suo complesso. Soprattutto laddove incontra le balconate naturali più panoramiche. È possibile leggere attraverso quest’opera un dialogo perfetto tra uomo e natura».

Amatrice

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Ph. Fortunato Demofonte, socio CAI Amatrice

Nel territorio di Amatrice, nel Lazio, il Sentiero Italia CAI e i muretti a secco cuciono bellissime trame. Fortunato Demofonte, referente per il Cai Amatrice del Sentiero Italia CAI, racconta: «Possiamo incontrare i muretti a secco lungo entrambe le tappe del Sentiero Italia che interessano il territorio di Amatrice (Guarda le tappe: Torrita – Amatrice; Amatrice-Accumoli). Qui i muretti hanno principalmente la funzione di individuare e circondare il tracciato delle mulattiere.

Purtroppo però, proprio nei tratti dove il Sentiero è circondato da muretti, ci sono più lavori di manutenzione da fare, per rimuovere manualmente le erbacce e gli arbusti. Il terremoto del 2016 ha danneggiato queste strutture così come i cinghiali. C’è poca attenzione per la cura del territorio e il Cai è una delle poche realtà che sembra interessata a questo problema».

Cristina Ianniello, consigliere del Cai Amatrice, è preoccupata per la salvaguardia di questa ricchezza: «La precarietà è l’elemento che caratterizza i muretti a secco in questa zona. Si tratta però di manufatti molto interessanti, costruiti in pietra arenaria, che rivelano un’antica sapienza».

Puglia

Lungo la variante pugliese del Sentiero si incontrano molti muretti a secco il cui ruolo è principalmente quello di dividere le proprietà. L’architetto foggiano Gianfranco Piemontese, che ha spesso partecipato ad iniziative Cai nel suo territorio, racconta: «Seppur la tecnica sia molto antica, la maggior parte dei muretti a secco che si incontrano nelle zone più a Nord della Puglia sono stati realizzati tra l’inizio dell’Ottocento e la prima metà del Novecento. Nella seconda metà del Novecento la pietra viene sostituita da altri materiali. Prima dell’inizio dell’Ottocento invece, a causa della transumanza (leggi l’articolo), non era possibile dividere i terreni tra proprietari privati interessati alla loro coltivazione».

«Le pietre calcaree con cui venivano realizzati questi muretti erano il frutto dello ‘spietramento’: per renderli coltivabili, i terreni venivano liberati dalle troppe rocce presenti. Seguendo poi il cammino fino alla valle d’Itria, è invece possibile ammirare come questa tecnica di costruzione sia stata usata anche per la realizzazione di abitazioni, trulli e pagliari», continua l’architetto pugliese.

Calabria

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Terrazzamenti lungo il Sentiero Italia CAI in Calabria – ph. Marco Garcea

Molto ricca di muretti a secco è anche la parte del tracciato che attraversa il Parco nazionale del Pollino a cavallo tra Basilicata e Calabria. La guida del Parco Emanuele Pisarra ci spiega che queste strutture a volte servivano anche a dividere tra loro aree di pascolo dedicate ad animali diversi. La pietra era dolomia, più difficile da lavorare di quella pugliese: «Questi muri esaltano il carattere pragmatico dei calabresi, si eliminavano pietre che potevano rappresentare ostacoli e le si trasformava nella materia prima utile alla costruzione di manufatti necessari alla vita quotidiana».

Tappe calabresi in cui è possibile ammirare muretti a secco sono tra le altre: Piano Novacco – Morano Calabro; Madonna del Pettoruto – Piano di Lanzo; Santuario Madonna di Porto – Villaggio Mancuso; Morano Calabro – Madonna del Pollino (ricadente in parte nel territorio della Basilicata).

Una lezione che viene dal passato

I muretti a secco sono paragonabili a linee leggere di matita su un foglio verde, in grado di esaltare i colori e la composizione del panorama italiano. Insegnano che è possibile cercare una composizione armoniosa tra pragmatismo ed esigenze umane, tra bellezza ed equilibrio naturale. Un po’ come il Sentiero Italia CAI e l’escursionismo, indicano una via alternativa e sostenibile nel modo in cui l’uomo può vivere il territorio.

 

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*Ringraziamo Giovanni Gargiulo per la foto in evidenza