Il Sentiero Italia CAI è un vero cammino delle meraviglie. La ricchezza lo circonda. La storia, l’arte e la natura sorvegliano a ogni passo coloro che scelgono questo trekking straordinario. L’Italia vive di condizioni ambientali uniche che ne fanno uno dei paesi europei più ricchi in termini di biodiversità.

Il Sentiero Italia può accompagnare gli escursionisti in un viaggio per conoscere e “fare amicizia” con tutti gli abitanti della penisola e delle sue isole. Piante secolari e specie animali di regale eleganza attendono i camminatori.

Lungo il Sentiero Italia CAI, dunque, è possibile far visita nella loro casa fatta di monti e boschi, a splendidi esemplari della fauna italiana. In Abruzzo il Sentiero in particolare attraversa il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, il Parco Nazionale D’Abruzzo, Lazio e Molise e il Parco nazionale della Majella. Territori ricchissimi di presenze a volte uniche al mondo.

Il Camoscio d’Abruzzo per esempio è davvero uno dei re della natura italiana. “Noi abruzzesi lo diciamo sempre, è il camoscio più bello del mondo”, spiega Carlo Console socio del Cai L’Aquila. Il camoscio che abita queste montagne non ha legami di parentela con i camosci alpini.

Le due famiglie di camosci sono giunte in Italia in due epoche diverse e provengono da aree lontane. La Rupicapra pyrenaica ornata è imparentata con i camosci dei Pirenei. Quella alpina ha invece origini orientali ed ha occupato le Alpi alla fine delle glaciazioni. Il camoscio appenninico finite le glaciazioni è rimasto isolato dai suoi parenti dei Pirenei, diventandone una sottospecie tutta italica.

Le caratteristiche uniche di questo animale sono le corna, più lunghe in media di diversi centimetri rispetto ai camosci alpini, e il mantello, che in inverno assume due colorazioni diverse: crema sul ventre e marrone sul dorso. Una specie dunque bellissima da osservare e ammirare.

“E pensare che questa specie si stava estinguendo. Sottoposta alla caccia feroce della nobiltà locale e romana fino alla Seconda guerra mondiale. Solo nei territori del Parco d’Abruzzo rimaneva come specie ormai relitto”, sospira Console.

Poi la tutela dello stato e le campagne di reintroduzione hanno restituito a questo nobile animale un territorio più ampio e la sua libertà. Superano i 500 esemplari i camosci presenti nel Parco d’Abruzzo.

È stato reintrodotto negli anni Novanta sul Gran Sasso, dove ha superato il migliaio di esemplari, e sulla Majella. Campagne di reinserimento più recenti interessano il Parco Sirente Velino e il Parco dei Monti Sibillini, nelle Marche.

Una bella storia dunque, quella del Camoscio d’Abruzzo. Una storia che inizia tanto tempo fa, in un’epoca della terra dominata dal freddo. Interviene quindi la fine dell’Era glaciale che rimodella la distribuzione della biodiversità sul pianeta.

L’avvento di un nuovo protagonista, l’uomo e la sua ferocia, mette in pericolo la grande ricchezza della natura. Poi però negli ultimi decenni subentra il ravvedimento e le buone azioni per salvare e ripristinare ciò che sembrava perduto. Una storia che ci insegna quanto si può e si deve fare per salvare l’ambiente.

CARTA D’IDENTITÀ
Nome comune: Camoscio d’Abruzzo
Nome scientifico: Rupicapra pyrenaica ornata
Classe: Mammalia
Ordine: ‎Artiodactyla
Famiglia: Bovidae
Habitat: Zone caratterizzate dall’alternasi di rocce scoscese e pascoli alpini
Lunghezza: 110-130 cm
Altezza: 70-80 cm
Habitat: Zone caratterizzate dall’alternasi di rocce scoscese e pascoli alpini
Cibo: Erbe d’estate; muschi e licheni d’inverno
Connotati e contrassegni salienti: corna di 30 cm più lunghe delle corna dei camosci alpini; mantello con due colorazioni diverse in inverno: crema sul ventre e marrone sul dorso.

 

*Ringraziamo per tutte le foto Roberto De Simone, Sez. CAI L’Aquila