A 1794 metri sopra il livello del mare si trova il rifugio più alto dell’Appennino settentrionale, ora diventato Punto d’Accoglienza Sentiero Italia CAI: l’imponente e solitario rifugio Duca degli Abruzzi. Siamo sul crinale appenninico che segna il confine tra l’Emilia-Romagna e la Toscana, al quale si può accedere quindi sia dal versante pistoiese sia da quello modenese; qui, dove passa un tratto del Sentiero Italia CAI, si erge il più antico rifugio appenninico.
Dalla sua posizione esclusiva domina interamente l’ambiente circostante:
- Il lago Scaffaiolo, poco più in basso a 1775 m.s.l.m.
- Il comprensorio del Corno alla Scale, con il suo Parco regionale costituito nel 1988 e le vette Punta Sofia (1.939 m.), Corno alle Scale (1944 m.) e Punta Giorgina.
- Il monte Cupolino (1852 m.s.l.m.), che sovrasta il lago Scaffaiolo.

La storia
L’edificio visse più volte: fu inaugurato il 30 giugno 1878 grazie all’iniziativa congiunta dei CAI di Firenze e Bologna. Chiamato inizialmente “rifugio del lago”, il 23 agosto 1902 fu ricostruito a seguito di un incendio e intitolato al principe Luigi di Savoia, Duca degli Abruzzi, “che non partecipò all’inaugurazione”, puntualizza Antonio Tabanelli, attuale gestore del rifugio.
“Subì un altro incendio, a seguito della ritirata dei tedeschi durante la Seconda Guerra mondiale, ma venne ricostruito ancora una volta, nell’estate del 1965; allora era un semplice bivacco diroccato, restaurato per dare possibilità di riparo ai camminatori di passaggio. Veniva chiamato “rifugio giallo”, per il colore della verniciatura. Attualmente, oltre al rifugio, è presente nelle vicinanze un bivacco invernale”, racconta il gestore.
La storia attuale del rifugio Duca degli Abruzzi incomincia ufficialmente con la sua inaugurazione il 30 giugno 2001, ma la sua anima poetica e sostenibile prende forma oltre 15 anni fa, identificandosi con la storia personale di Tabanelli e il suo amore per la montagna.
Antonio è un grafic designer di Massa Lombarda in provincia di Forlì. Conosce bene l’Appennino e le sue montagne, così come il crinale tosco-emiliano perché è proprio qui, a Pracchia (PT), che la sua famiglia aveva una casa. La curiosità di Antonio e la sua voglia di avventura lo portano a girare l’Italia e il mondo. Per poi tornare alle sue origini con un bagaglio ricchissimo, e un desiderio, che pian piano stava prendendo forma: cambiare vita e trasferirsi in alta quota.
“Ho cominciato come volontario al Rifugio del Montanaro, ero socio del CAI Maresca (PT), mi piacque molto questa esperienza, così decisi di prendere in gestione il rifugio Rossi sulle Alpi Apuane. Dopo due anni, decisi di partecipare al bando per la gestione del rifugio Duca degli Abruzzi, con mia moglie e un socio toscano. Viviamo qui e lo dirigiamo dall’ottobre 2005”, dichiara orgoglioso Antonio.

Un Punto accoglienza eco-friendly
Il Duca degli Abruzzi è stato tra i primi ad aver aderito alla call del CAI per diventare Punto accoglienza.
“Ci rendiamo sempre disponibili a queste iniziative, siamo anche un punto tappa per l’Alta via dei Parchi, la L1, la Grande escursione appenninica” e da oggi Punto Accoglienza del Sentiero Italia CAI, che in alcuni tratti del percorso coincide con i principali percorsi escursionistici.
Il rifugio offre 28 posti letto che si riempiono prevalentemente in estate, soprattutto i fine settimana, quando i camminatori arrivano per godere dei panorami mozzafiato sulle rive del lago, camminare fino alle vette e infine rifocillarsi dell’ottima cucina del ristorante.
“La percentuale dei trekkers esperti che consapevolmente viene qui per intraprendere un percorso escursionistico è ancora bassa. Purtroppo questo rispecchia la società di oggi: vengono persone che vogliono staccare dalla città nei fine settimana, ma praticano poco la montagna”, confida Tabanelli.
Ed è un peccato, perché chi già conosce questo rifugio saprà che oltre alla buona cucina Antonio e la sua famiglia offrono “un’ospitalità calda, un’occasione per creare cultura in montagna”: non mancano infatti concerti, serate danzanti o culturali, come presentazioni di libri in quota. “Vogliamo offrire qualcosa di più del classico ‘ vitto e alloggio’, insieme alla nostra visione ecologista. Non abbiamo una jeep-navetta che da valle porta i clienti quassù, né motoslitte. Come un tempo, portiamo tutto a spalla. Così ci immaginavamo la montagna, così la vogliamo vivere seppur faticosamente”. Ed è proprio questo ciò che Antonio vuole trasmettere ai camminatori e frequentatori di passaggio: il rispetto e la bellezza di un ambiente, la montagna appunto, di cui l’uomo è un ospite privilegiato.

Vegetazione e fauna
Cosa è possibile ammirare attorno al rifugio? La vegetazione in cima al monte Cupolino si caratterizza per la presenza, a primavera, dei tulipani di montagna “meravigliosi con le loro fiammate giallo-rosse”, racconta Antonio. Mentre l’alta prateria di mirtillaie è la meta prediletta dei raccoglitori professionisti e appassionati di mirtilli.
“Gli animali della zona sono ungulati, lupi (si vedono raramente), volpi e marmotte. Mentre volano poiane, gheppi e l’aquila reale, che quassù ha nidificato due volte, ma è possibile intravedere anche il piviere tortolino.
Sono uccelli migratori rari che attraversano la costa a fine estate a sud del Cornaccio. Una volta abbiamo visto volteggiare nei cieli anche dei grifoni. Forse erano di passaggio dalla Sardegna”, commenta Tabanelli.
Il rifugio è aperto tutti i giorni dal 15 giugno al 15 settembre. Per il resto dell’anno è aperto tutti i fine settimana eccetto a Novembre, mese di chiusura annuale.