Primo Punto di Accoglienza lungo la tratta campana del Sentiero Italia CAI, il Rifugio Motola sorge nella natura incontaminata del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Albruni, all’interno del territorio del piccolo comune di Sacco (SA). La struttura in pietra fu costruita nel 1950 come caserma della Forestale e, successivamente, abbandonata. La rinascita avvenne solo negli anni 2000 per mano dell’Ente Parco, che realizzò i lavori di restauro e riconsegnò il rifugio al Comune. La struttura, però, fu riaperta al pubblico solo a partire da ottobre 2020, quando la Cooperativa ArcheoArte diede il via a una serie di attività con lo scopo di valorizzare e tutelare, anche in chiave turistica, le ricchezze del territorio. Il Rifugio Motola dispone di 8 posti letto, cucina autonoma e rifornimento ad energia solare. È il luogo perfetto per gli appassionati del trekking e per chi desidera un’esperienza autentica di contatto con la flora e la fauna.
Abbiamo intervistato Marianna, una delle socie della cooperativa, che ci ha raccontato qualcosa di più sulla struttura.
Il rifugio Motola è il primo punto accoglienza del Sentiero Italia CAI della regione Campania, come avete scoperto l’iniziativa?
Io e le mie colleghe della cooperativa Archeoarte, che gestisce il Rifugio Motola, conoscevamo già la realtà, essendo iscritte al CAI. In seguito, grazie al presidente della nostra sottosezione e tramite il sito ufficiale del Sentiero Italia CAI, abbiamo avviato la procedura per l’abilitazione della struttura. Riteniamo che sia fondamentale per il nostro territorio avere un punto accoglienza sul Sentiero Italia CAI.
Come sta andando la stagione escursionistica e il primo anno di attività?
Benissimo. Nonostante abbiamo dovuto chiudere la struttura poco dopo l’inaugurazione a causa della zona rossa, nei mesi in cui la Campania è ritornata in zona gialla (tra gennaio e metà febbraio) eravamo pieni. In seguito, con la zona rossa, abbiamo dovuto, nuovamente interrompere l’attività e disdire le moltissime prenotazioni. Al momento, la struttura è sold out e abbiamo ripreso a ritmo serrato con le varie esperienze. Il tratto sul Sentiero Italia CAI maggiormente percorso dagli escursionisti che accogliamo è quello che va verso Piaggine.
La struttura è rinata grazie alla Cooperativa ArcheoArte, quali sono le principali attività, esperienze e iniziative che vengono organizzate?
Il rifugio è nato come punto d’appoggio per gli escursionisti ma la nostra volontà era far conoscere la montagna. Perciò abbiamo pensato di far rivivere il territorio con varie esperienze: la mungitura delle caprette è quella che ha avuto il maggior successo. Un’altra attività che sta avendo un ottimo riscontro è quella della lavorazione della ginestra, fiore che si estende attorno alla Sella del Corticato e al Monte Motola. Da questa si ricava una fibra che consente la realizzazione di oggetti come le borse.
Sono stati realizzati anche degli eventi in occasioni particolari, ne avete in programma altri?
Ci stiamo pensando. Volevamo organizzare molti più eventi in questo primo anno, ma la situazione sanitaria ce l’ha impedito. Al momento vorremmo realizzare l’evento “Sogno di una notte di fine estate” dove faremmo una grigliata e verrebbero raccontate delle storie popolari sotto il cielo stellato. Inoltre stiamo ipotizzando di organizzarne degli altri, tra cui uno il 4 ottobre, ad un anno dall’inaugurazione.
Sorgete in un’area naturalistica protetta, quanto è importante aver scelto di puntare sulla sostenibilità?
È assolutamente fondamentale. Il fatto che il rifugio sorga all’interno del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Albruni ci carica della responsabilità di far comprendere alle persone che i beni primari siano importanti. Perciò, per lanciare un messaggio, abbiamo deciso di alimentare tutta la struttura con energia solare ed eolica e di rifornirci mediante la raccolta delle acque piovane. Quindi si tratta di una sostenibilità anche economica. Inoltre, grazie agli attori locali legati alla montagna, si è creata una catena di allevatori e volontari che ha consentito al rifugio di raggiungere l’autonomia.
Dal punto di vista della gastronomia, quali sono i prodotti tipici che offre il territorio e dove è possibile trovarli?
Tra i prodotti tipici si possono citare il caciocavallo, il formaggio di capra, la mozzarella, il pane, il vino e il liquore, che sono solo alcuni dei prodotti a marchio “Parco”. Infatti sono stati riconosciuti mediante un’ispezione “speciale” del parco come prodotti tipici del territorio. Si è creato una sorta di paniere, che si può visualizzare sul sito ufficiale del Parco del Cilento, Vallo di Diano e Albruni, di tutte le aziende che vendono questi prodotti.
Quali sono i luoghi e le escursioni imperdibili nei pressi del rifugio?
Luoghi da non perdere sono sicuramente le Gole del Sammaro e il Roscigno Vecchio. Un’escursione altrettanto bella è quella che parte dal rifugio fino al Monte Motola: un trekking che offre una bella vista e che attraversa un tratto del Sentiero Italia CAI.
Quali sono i vostri progetti per il futuro?
La montagna terapia per i bambini disabili e per le donne colpite dal tumore al seno, in primis. Si tratta di un desiderio, non inarrivabile, sul quale la cooperativa sta lavorando. L’anno scorso abbiamo organizzato il centro estivo per i bambini disabili, ma non avendo ancora la struttura non si sono svolte attività in montagna. Infine, da metà settembre partiranno le escursioni a lunga percorrenza in quanto avremo a disposizione tre asinelli che consentiranno questa attività.
Grazie a Marianna e a tutta la Cooperativa Archeoarte per il lavoro che fanno e la cordialità dimostrata.
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