C’è l’aspetto geografico, scientifico, paesaggistico, con dati incontrovertibili (numeri e strutture) e meravigliose suggestioni naturali.
“Qui, la montagna respira le arie dell’Europa e quelle del Mediterraneo e il Sentiero Italia è sospeso tra due mondi che nelle 4 stagioni cambiano, ribaltano e rigenerano i colori, le emozioni, i profumi e le prospettive ed esprime un panorama che altrove può essere visto solo a quote più alte“. E c’è l’aspetto di quello che Sentiero Italia CAI – nella sua interezza – vuole essere e diventare nel futuro prossimo venturo. Parliamo delle tappe di Cammina Italia CAI 2019, ben sette, dal confine con la Toscana al territorio ligure, in nome di un turismo lento che – come dice Massimo Bizzarri (neopresidente del CAI Emilia Romagna) – deve diventare un’accessibile proposta turistica sostenibile, cioè dotata delle strutture, ovvero i posti tappa, della segnaletica e di tutto ciò che consente a chi vuole camminare, di poterlo fare come sui migliori cammini d’Europa.
“La contiguità della zone climatiche europea e mediterranea concentra in questo tratto gran parte della biodiversità italiana con endemismi unici e relitti glaciali che trovano il loro habitat nelle praterie d’alta quota. Distese di graminacee e giunchi sono punteggiate dagli ammiccanti colori di una infinita varietà di fioriture, mentre la brughiera sui versanti a quote di poche decine di metri più in basso è dominata da eriche, mirtilli, sorbi e rododendri fino al limite della ospitale faggeta“.
Così il Cai Emilia Romagna descrive il lungo percorso di trekking che ha scelto di percorrere per “celebrare” il rilancio di Sentiero Italia Cai e per dare valore alla sua partecipazione a Cammina Italia Cai 2019.
Ha fatto le cose in grande. Il percorso è stato presentato a Bologna all’inizio del maggio scorso. Alessandro Geri, referente di Sentiero Italia per il Cai, figura di spicco della sezione bolognese, sta percorrendo le sette tappe “trasversali” per portare il testimone, come scrivono, dalle mani degli amici e soci toscani a quelle altrettanto amichevoli dei liguri. Con lui, di giorno in giorno, dalle diverse sezioni, si uniscono soci e compagni di cammino anche occasionali; quelle del passaggio del “testimone” sono cerimonie informali e semplici che pure si svolgono in un’atmosfera che dà forti emozioni. Perché è facile percepire la sincerità – e farla propria – di questi gesti.
Lo si evince anche dalle parole scelte dai camminatori lenti targati CAI di queste staffette. Dopo aver avuto l’occasione di “spezzare il pane e bere un buon bicchiere di vino in allegria al lago Scaffaiolo, scelto per il passaggio del testimone dalla Toscana all’Emilia, ecco che avviene la stessa cosa, con i medesimi sentimenti, tra Emilia e Liguria, dopo aver letto qualche testimonianza di questo quaderno che i gruppi CAI regionali si stanno scambiando dal marzo scorso.
Geri è partito sotto il filo dei 2000 metri, orientato a ovest, in direzione Prato Spilla, dove avverrà il passaggio del testimone. E il quaderno, partito dalla Sardegna a marzo, troverà altre mani e altre parole da segnare per un sentimento comune.
La sette giorni emiliana è partita all’alba di domenica 30 giugno dalla stazione centrale di Bologna, destinazione Alto Reno, il Comune di Porretta Terme.
Poi in bus verso il Cavone, luogo ben noto agli sciatori del Corno alle Scale. E da qui Cammina Italia Cai 2019 targato Emilia Romagna ha preso il via. In principio, sei chilometri da percorrere, un dislivello in salita di 530 metri, tre ore e mezzo per agganciare la comitiva toscana sul lago Scaffaiolo.
Lunedì 1 luglio. Ora Cammina Italia CAI diventa esclusiva emiliana. Ma si resta sul crinale che divide le due regioni, perché dallo Scaffaiolo si va all’Abetone, 650 metri di dislivello in salita, 850 in discesa partendo dal Rifugio Duca degli Abruzzi. 17 chilometri e sette ore di fatica prima del meritato riposo all’ostello Bucaneve.
Martedì 2 luglio. Alle 9 in marcia verso Lago Santo, Appennino modenese, i chilometri sono 16, il dislivello importante, con 665 metri in salita; il gruppo è atteso ai rifugi Vittoria e Giovo.
Mercoledì 3 luglio. Da Lago Santo al Passo delle Radici i km diventano 19. E’ la seconda tappa più lunga del percorso previsto. Il saliscendi – 400 metri di dislivello in su e in giù – è più dolce, ma siamo solo alla metà dell’opera. Quando nelle note si scrive “bisogna essere allenati” non è un vezzo ma una necessità. E qui si sente. Sono sei ore di cammino lento, scambiando due chiacchiere, socializzare è il bello del turismo lento oltre alla bellezza dei paesaggi, alla scoperta dei colori dei fiori, carburante per l’anima. Lo spiega perfettamente Geri in una intervista che abbiamo riportato. Lo stop è atteso al rifugio Lunardi, posto tappa di metà viaggio.
Giovedì 4 luglio. Cresce l’attesa – di sicuro – in vista dell’incontro con i liguri. Da Passo delle Radici si raggiunge il Rifugio Battisti (“Qui il silenzio dell’aurora dura tutto il dì, piacciati di ristare in questo loco” si trova come epigrafe sul muro della antica struttura costruita nel 1924 e completata nel 1925, rifugio poi con la regia dell’attuale presidente regionale emiliano Bizzarri ha visto completato il restauro): siamo nel Reggiano, e qui come in altre parti dell’Appennino, si respira forte la storia del territorio della seconda Grande Guerra. 13 chilometri, da percorrere in circa cinque ore e mezzo, con un dislivello di 450 metri in su e di 950 in giù. Sistemazione finale all’albergo Alpino.
Venerdì 5 luglio. Dal rifugio Battisti al Passo Cerreto, in lontananza si comincia a respirare aria di Alpi occidentali. Questo è il “tappone”, ben 22 chilometri da percorrere, otto ore di fatica, ma per lo più in discesa.
Sabato 6 luglio. Da Passo Cerreto-Rifugio Città di Sarzana: siamo al crocevia di regioni, di culture, di cucine, di sapori e di colori, contaminazioni che arricchiscono; siamo tra Emilia, Toscana e Liguria, Appennino parmigiano, Garfagnana e Appennino spezzino. Lasciato l’albergo Alpino, si apparecchiano 9 km di cammino per giungere alla meta, si torna a salire per 900 metri e il dislivello in discesa è di 400. Cinque ore per giungere al rifugio Città di Sarzana, una casetta di legno da 25 posti, vicini al lago di Monte Acuto, all’interno del Parco regionale dell’Appennino Reggiano, costruita nel 1980.
Domenica 7 luglio. Il lungo percorso di trekking del CAI Emilia Romagna giunge al suo epilogo. Dulcis in fundo, il passaggio di testimone agli amici liguri. Sicuramente un momento non meno intenso e partecipato di quello che sette giorni prima ha caratterizzato il passaggio di testimone allo Scaffaiolo. Ma certamente importante, e bello, nel corso della tappa, l’incontro con i gruppi del CAI di Reggio Emilia e del CAI di Parma che avverrà sulla diga di Lagastrello poco prima. Da lì, la delegazione regionale proseguirà verso Prato Spilla, incontro previsto per le 13, dove sono state predisposte alcuni momenti istituzionali: il saluto delle autorità, il passaggio del testimone, il coro Mariotti del CAI Parma, il pranzo, prima di rientrare a casa.
A quel punto chi è partito dalla stazione di Bologna avrà percorso gli ultimi 7,3 chilometri di 103, 3 km totali e camminato le ultime tre di 46 ore e mezzo tra boschi, crinali e praterie con in sottofondo, talvolta, l’allegro scorrere dei torrenti, lontano dagli affanni quotidiani.