Tra Veneto e Friuli-Venezia Giulia: vol. 12 delle Guide ufficiali Sentiero Italia CAI

Anna Sustersic e Denis Perilli raccontano l’ultimo tratto del trekking del Sentiero Italia CAI, quello conclusivo che dal Veneto arriva a Muggia, affacciata sul Golfo di Trieste. Sono loro gli autori del 12esimo volume delle Guide ufficiali: in questa intervista rivivono con noi il loro straordinario viaggio, percorso prima a piedi e poi con la penna.

 

Ogni autore ha percorso un tratto del Sentiero Italia CAI valutando lo stato dei sentieri e della segnaletica, individuando punti di interesse, di ristoro, di approvvigionamento d’acqua e tracciando il percorso.

Anna (A) e Denis (D), raccontateci come avete organizzato la vostra avventura…

A: “Da molto tempo desideravo ‘tornare a casa a piedi’. Vivo a Trento, dove però sono approdata dopo 33 anni di vita sulla costa triestina. Quando è arrivata l’opportunità di raccontare il sentiero Italia nella mia regione non ho pensato un attimo a come organizzare la mia avventura: tutta d’un fiato. Da Sappada a Trieste, un ritorno a casa in 21 giorni, per godermi appieno il mutare dei paesaggi, per entrare nell’intimità della mia regione, per mettermi alla prova. Ma anche per godermi un ritorno a casa lento e consapevole come mai nella mia vita, per scoprire dettagli ‘segreti’, e per guardare da una nuova prospettiva, quella del viaggiatore che torna avvicinandosi piano, questa splendida terra”.

D: “Il mio “viaggio” in Veneto è iniziato ad Arabba, nel cuore delle Dolomiti, dove si ricongiungono le varianti trentina e altoatesina, altri due percorsi su cui ho camminato. L’avventura è proseguita verso le Dolomiti Ampezzane, montagne che conosco molto bene. Lagazuoi, Tofane e Cristallo sono nomi che fanno sognare, per non parlare delle leggendarie Tre Cime di Lavaredo che ho incontrato oltre Misurina. Vette che avrò visto centinaia di volte ma che non smettono mai di emozionarmi. Oltre il Passo Monte Croce di Comelico, lasciate alle spalle le rocce pallide, tutto è cambiato, dando spazio al verde del Comelico, ammantato da silenzi in grado di scuotere anche gli animi più allenati. Sotto il Peralba ho lanciato idealmente la staffetta verso il Friuli-Venezia Giulia ad Anna Sustersic che ha proseguito fino alle sponde dell’Adriatico presso Muggia”.

Tutti gli autori scelti sono appassionati trekkers e al contempo scrittori: una doppia identità che sicuramente vi ha esposti a difficoltà e soddisfazioni di diversa natura.

Qual è stato il momento più difficile lungo il cammino? Quello più bello?

A: “Di momenti belli e di momenti difficili ce ne sono stati tanti. Altri sono sia belli sia difficili o, forse, belli proprio perché difficili. Uno in particolare però lo ricordo ed è stato l’arrivo a sella di Carnizza, all’Agriturismo al Taj di Maria. Uno dei posti più magici in cui sia stata e uno di quegli angoli discreti e nascosti della montagna di mezzo che non conoscevo e che mi ha emozionato scoprire. La particolare difficoltà, in generale, si è sempre legata alla lunghezza di alcune tappe, come quella dal Lago di Volaia alla Casera Pal Grande o a discese “drammatiche” come quella che dall’Alpe di Osernigh scende a Camporosso”.

D: Il momento più difficile è stato in Comelico, percorrendo due tappe molto lunghe e con dislivello notevole. Il territorio è questo, non offre possibilità di interrompere i percorsi in altri punti intermedi. Voglio però sottolineare che la sofferenza è stata solo fisica, i panorami mi hanno riempito il cuore al pari dell’accoglienza dei gestori dei rifugi e delle malghe. Durante il lavoro di scrittura non ho trovato grosse difficoltà se non nel dover sistemare i molti appunti che mi hanno lasciato i referenti CAI locali. Difficoltà intesa come mia pigrizia, perché in realtà non finirò mai di ringraziarli per gli spunti e le curiosità che solo loro possono e sanno custodire”.

Com’è stato lavorare in un team ‘remoto’ in un momento storico così strano? Che cosa vi ha lasciato questa collaborazione?

A: “Conoscevo alcuni degli autori, ma la maggior parte erano nuove conoscenze. L’idea però che, mentre camminavo, altri autori erano in giro da tutt’altra parte, con la stessa missione e lo stesso tipo di problemi e di soddisfazioni, è stato un bellissimo modo per sentirsi parte di un’avventura unica. Di sera, davanti ad una birra, che fosse in rifugio, in tenda, in Casera o in Albergo, ci si ‘ritrovava’ tutti con un saluto, un messaggio su whatsapp o una foto”. 

D: Il lavoro di squadra è stato fondamentale. Per quanto si possa conoscere un’area montana non si finisce mai di imparare, e il confronto con i referenti locali del Sentiero Italia, in certi casi, è stato determinante. Il contatto continuo con queste figure, infatti, è sempre servito da stimolo in modo che l’attenzione non avesse mai momentanei cedimenti”. 

La cosa più bella che avete trovato lungo il Sentiero? E quella più importante che avete scoperto di voi stessi?

A: “Nella solitudine del cammino, nella bellezza infinita di albe, tramonti e cieli di piombo, i pochi incontri sono stati straordinari e rimarranno profondamente impressi. Gestori di rifugi, malgari, ‘colleghi’ di cammino. Ognuno è una storia rara e preziosa, che rimane come una moneta preziosa nel salvadanaio. Di me ho scoperto che se voglio, posso camminare molto a lungo…”. 

D: “Di cose belle nelle tappe venete ce ne sono fin troppe. Cercando di evadere la domanda sarei tentato nell’affermare che la cosa più bella sia stata la sorpresa. Mi spiego: quando percorri sentieri su cui hai messo gli scarponi già decine di volte non ti aspetti di scorgere qualcosa di nuovo, e invece succede puntualmente e questa la trovo una grande gioia. La cosa più bella e importante che ho scoperto di me è in fondo quello che ho già detto, la capacità di sapermi emozionare ogni volta come fosse la prima”.

Qual è la vostra Tappa preferita del tratto di Sentiero percorso? Perché?

A: “Di tappe straordinarie, per diversi motivi, ce ne sono molte. È monumentale il tratto fra le Alpi Carniche e Giulie, commovente il tratto del Carso quando per la prima volta si avvista il mare. Ci sono poi piccoli angoli nascosti che custodiscono un altro genere di sensazioni, forse meno evidenti, ma sottili e silenziose che ti arrivano in profondità, dove restano. Sono fatte del profumo dell’aglio selvatico, del fruscio delle faggete, della suggestione di piccole e antiche case di pietra, di una sera fra i pastori. Così è la tappa che porta a Carnizza, un gioiello segreto e dolce in cui è stato magico arrivare”.

D: “Difficile scegliere, però a ben pensarci opterei per una delle due tappe che mi ha fatto soffrire di più, ossia quella che dal Rifugio Rinfreddo sale sulle pendici del Col Quaternà e, dopo vari saliscendi, termina a Malga Dignas. Ero esaurito, ma i panorami mi hanno stregato, una sorpresa continua. Poi ricordo la memorabile abbuffata di mirtilli rossi che ogni tanto mi torna in mente e mi fa sorridere”.

… e quella più dura?

A: “Quella più dura è stata quella fra il Lago di Volaia e la Casera Pal Grande. Bellissima, varia, con semplici tratti attrezzati, belle brughiere, montagne poderose ma…infinita! La lunghezza è stata davvero stremante in quel caso, in particolare l’ultimo tratto che dal Passo Monte Croce Carnico porta alla Casera. Speri che sia finito, invece mancano ancora ore. In ogni caso la fatica viene ripagata dall’atmosfera accogliente della bellissima Casera, mantenuta con estrema cura dal CAI sezione di Pordenone”.

D: “Come già detto in precedenza le due tappe del Comelico sono state fisicamente pesanti, ma le rifarei altre mille volte per i regali che mi hanno elargito. Indimenticabili sotto tutti i punti di vista”.

Pensando ai tratti che saranno descritti dai vostri colleghi nei prossimi volumi, quale vi piacerebbe percorrere? 

A: “Comincerei dalle Foreste Casentinesi di Andrea Greci!” 

D: Sto prendendo appunti. Al momento posso già affermare che sono molti i tratti del Sentiero Italia che mi incuriosiscono. Mi piacerebbe fare “qualcosa di diverso”, abbandonare le grandi montagne per cimentarmi sull’Appennino o sulle grandi isole“.

Chi sono Anna e Denis?

Anna è nata a Trieste ma nel 2013 si è trasferita in Trentino dove, da giornalista pubblicista, si è occupata di comunicazione e divulgazione legata a natura, scienza e conservazione in collaborazione con diverse realtà del territorio quali musei, comuni, case editrici, istituzioni e come autrice per diversi blog tematici. Da tre anni vive in Africa (Tanzania) dove collabora con PAMS Foundation occupandosi in particolare di azioni di comunicazione ed educazione legate alla mitigazione del conflitto uomo/fauna selvatica. È presidente di PAMS Foundation Europa e project director di Coexistence.life, progetto sviluppato da PAMS Foundation e dedicato allo studio e implementazione della comunicazione come strumento per facilitare accettazione e coesistenza con il wildlife. La sua vita e la sua carriera professionale sono strettamente legate alla natura: ha cominciato come educatrice in diverse riserve naturali. Ha un dottorato in ‘Monitoraggio dell’alterazione ambientale’ conseguito presso l’Università di Trieste e OGS (Centro di Oceanografia e geofisica sperimentale). Ha un master in comunicazione della scienza conseguito presso la SISSA di Trieste.  Anna è autrice di: “Sulla via dell’orso, un racconto trentino di uomini e natura” (Anna Sustersic – Filippo Zibordi, Ed. Idea Montagna, 2016); Parco Naturale Adamello Brenta Geopark (un progetto di Anna Sustersic, Filippo Zibordi, Alessandro Gadotti, Anna Demattè per il Parco Naturale Adamello Brenta); Alpiedi Ledro Alps Trek (Guida di Trekking), ‘L’anima perduta delle Montagne’ (Ed. Idea Montagna, 2019).

Denis è nato a Conselve (PD), cittadina in cui ancora risiede. Ha cominciato a frequentare le Dolomiti in età adolescenziale scoprendo le potenzialità di questo laboratorio all’aria aperta, luogo ideale per soddisfare la propria innata curiosità naturalistica. Si è laureato in Scienze Naturali all’Università degli Studi di Padova con una tesi riguardante le dinamiche di popolazione dell’arvicola rossastra nella Foresta di Paneveggio, studio promosso dal Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino. I risultati di questi lavori sono stati pubblicati in Acta Biologica e Natura Alpina, riviste dell’allora Museo Tridentino di Scienze Naturali. La sua passione per la montagna l’ha portato a esplorare gran parte del territorio dolomitico, con predilezione per vette e sentieri meno frequentati, fonti d’ispirazione per osservazioni geologiche, faunistiche, floristiche e ambientali. Nel 2012 ha iniziato a collaborare con Idea Montagna e sue sono le introduzioni geografiche, geologiche e naturalistiche di molte delle pubblicazioni più recenti. Autore per Idea Montagna Edizioni di Escursionismo consapevole in Dolomiti (2014 e 2018), Escursioni ad anello nelle Dolomiti Occidentali (2015 e 2020), Escursioni a Cortina e Misurina (2016 e 2021), Escursioni in Val di Zoldo (2017), Escursioni in Lagorai e Cima d’Asta (2017 e 2021), Escursioni in Cadore (2019) ed Escursioni ad anello nelle Dolomiti Orientali (2019). Socio Accademico del Gruppo Italiano Scrittori di Montagna, fa parte dello Staff Comunicazione Social del CAI Veneto.

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