Disponibile a partire da oggi il volume 11 delle Nuove Guide Sentiero Italia CAI dedicato al Trentino-Alto Adige. Gli autori sono Denis Perilli (D) e Lorenzo Comunian (L), amici da anni e accomunati dalla stessa forte passione per la montagna.
Per l’occasione, abbiamo voluto fare loro qualche domanda.
Ogni autore ha percorso un tratto del Sentiero Italia CAI valutando lo stato dei sentieri e della segnaletica, individuando punti di interesse, di ristoro, di approvvigionamento d’acqua e tracciando il percorso.
Come avete organizzato la vostra avventura?
D: “La mia avventura è iniziata al Rifugio Bozzi, presso la Conca del Montozzo, sopra al Passo del Tonale, e si è conclusa “due volte” ad Arabba, nel cuore delle Dolomiti. Dico “due volte” perché, oltre la Valle dell’Adige il cammino si è svolto su due vie diverse, quella trentina e quella altoatesina. Fatico molto a condensare tutto ciò che ho vissuto e visto, troppe le emozioni e troppi i panorami che mi hanno sbalzato in una dimensione quasi paradisiaca. Un cammino che ha lasciato un segno indelebile”.
L: “Un’avventura semplicemente fantastica, che risulta difficile descrivere in poche righe, un’avventura che mi ha permesso di conoscere e attraversare zone e paesi che non conoscevo, come il tratto iniziale che inizia in Lombardia dal Rif. Bozzi nella Conca del Montozzo. Altra zona a me sconosciuta la Catena delle Maddalene nell’alta Val di Non, zone dove sicuramente ritornerò, zone poco frequentate, di rara bellezza e poco antropizzate dall’uomo. Oltre a queste zone a me poco note, ho percorso sentieri frequentati molti anni fa e che nel ripercorrerli hanno risvegliato in me ricordi che con il trascorrere del tempo si erano affievoliti. Una sensazione particolare quella che ho provato alla partenza di questa avventura, un misto di entusiasmo e sinceramente anche qualche dubbio sul riuscire a completare tutto il tratto. Dubbi che andavano diminuendo a mano a mano che percorrevo le tappe e coloravo di verde la lista delle tappe percorse e la felicità che prendeva il sopravvento nell’avvicinarsi delle ultime tappe, per poi trasformarsi in un leggero velo di tristezza nell’ultima tappa che raggiungeva Arabba, dove termina il tratto Trentino del Sentiero Italia CAI”.
Qual è stato il momento più difficile lungo il cammino? Quello più bello? E durante il lavoro di scrittura?
D: “Le uniche difficoltà che ho incontrato lungo il cammino sono state di tipo fisico, legate alla lunghezza di qualche tappa. A livello organizzativo e di accoglienza è stato tutto perfetto. Difficile dire quale sia stato il momento più bello, so però per certo che i tramonti sulle Dolomiti non smetteranno mai di farmi venire le lacrime agli occhi. Il lavoro di scrittura è stato molto impegnativo ed è stato seguito da fasi di condivisione e di revisione con Lorenzo, il mio coautore, con i responsabili locali e con Francesco, l’editore. Un lavoro complesso che però ha portato dei frutti “molto gustosi”, direi inebrianti”.
L: “Sicuramente i momenti più difficili (ma non per questo insormontabili) li ho incontrati sui tratti di sentiero poco frequentati e dove le indicazioni erano pressoché inesistenti. Momenti difficili anche nei tratti interessati dalla tempesta Vaia dove i sentieri erano praticamente scomparsi e dove è stato molto utile l’aiuto dei referenti locali. Il momento più bello? Difficile sceglierne uno, sono stati molti ma fra tanti sceglierei la tappa che da paese di Peio conduce alla Val di Rabbi, una giornata stupenda con panorami meravigliosi verso il gruppo del Cevedale e della Presanella. La parte più difficile durante il lavoro di scrittura il dover condensare tutto quello che si è visto, comprese le emozioni, in poche righe“.
Com’è stato lavorare in un team ‘remoto’ in un momento storico così strano e cosa vi ha dato questa collaborazione?
D: “Il lavoro è stato di squadra fin dall’inizio, visto che gran parte del cammino è stato condiviso con Lorenzo. La successiva collaborazione con vari referenti del CAI (locali, nazionali, di redazione) è stata un’esperienza che mi ha permesso di conoscere belle persone e che mi ha fatto crescere molto sia a livello personale che professionale. Credo che il risultato di tutte queste interazioni umane mi sarà chiaro più avanti, a mente fredda”.
L: “Lavorare in team in questo momento strano non è stato per me particolarmente difficile, si può dire che una collaborazione del genere fra autori era già stata collaudata. Forse aver collaborato anche in altre situazioni può aver aiutato e facilitato il rapporto fra autori“.
La cosa più bella che avete trovato lungo il sentiero? E quella che avete scoperto di voi stessi?
L: “Sicuramente i panorami, veramente spettacolari, ma anche la non eccessiva frequentazione nelle zone “meno blasonate” e non per questo meno belle, anzi tutt’altro. Per quanto mi riguarda invece ho avuto la conferma del piacere nel percorrere tratti in solitudine, oltre alla conferma di riuscire a percorrere anche lunghe tappe in sequenza, un piacere che avevo già provato ma con tappe più brevi”.
La vostra tappa preferita?
D: “Dopo un’attenta riflessione mi sento di affermare che la mia tappa preferita sia stata la prima: quella che dal Montozzo scende verso Peio. La motivazione è semplice: è stata tutto un susseguirsi di sorprese. Sulle Dolomiti o sul Lagorai sapevo bene cosa potevo trovare, qui no. Una vera scoperta, anche se nei dintorni c’ero già stato. Passi nuovi nella mia vita”.
L: “Naturalmente non c’è una sola tappa, ognuna ha una sua caratteristica e un motivo particolare per poter essere scelta. Ma se dovessi sceglierne una direi la più corta, la tappa che dal Rifugio Bolzano conduceva al Rifugio Alpe di Tires nell’altipiano dello Sciliar. Non perché la più semplice, ma perché nel percorrerla, aiutato anche da una giornata favolosa, lo sguardo ha potuto spaziare verso qualsiasi direzione e questo ha permesso di poter ammirare in lontananza quello che era stato l’inizio del cammino e quello che doveva essere dopo qualche giorno il punto di arrivo: praticamente con uno sguardo tutto il tratto del Trentino Alto Adige del Sentiero Italia CAI”.
La tappa più dura?
D: “Quella che da Mocenigo di Rumo porta verso Fondo mi ha fatto soffrire. L’elemento discriminante è stato il caldo di una splendida giornata estiva. A quote relativamente basse si è fatto sentire. Altre tappe sono state sicuramente più importanti dal punto di vista della lunghezza e dei dislivelli, ma il buon allenamento accumulato ha permesso di andar via spedito”.
L: “Quella che da Mocenigo di Rumo conduce a Bagni di Bresimo (tappa in seguito modificata): un lungo kilometraggio percorso nel mese di luglio sotto un sole cocente e con un lungo tratto di strada asfaltata con molto traffico, tappa che sicuramente non dimenticherò”.
Qual è il tratto di sentiero dei vostri colleghi che vi piacerebbe fare?
D: “Questa la ritengo una domanda trabocchetto. Avendo avuto modo di condividere idee, foto e riflessioni con molti colleghi potrei cambiare idea ogni giorno. Sono veramente tanti i tratti di Sentiero Italia che vorrei percorrere e chissà mai che un giorno non riesca pure a farlo. Ci spero. Intanto continuo a prendere appunti”.
L: “Ce ne sarebbero più di uno, ma quello che sicuramente non esiterei a fare è il tratto che attraversa la Valle d’Aosta e il Parco Nazionale del Gran Paradiso, zona che già conosco parzialmente per averla frequentata in più occasioni, a cui sono particolarmente legato e di cui mi piacerebbe approfondirne la conoscenza”.
Chi sono Lorenzo e Denis?
Lorenzo è nato a Conselve, cittadina dove tutt’ora risiede, ha iniziato a frequentare la montagna all’età di 30 anni, innamorandosene fin da subito. La sua passione l’ha portato a esplorare principalmente le valli e le vette del Lagorai e di Cima d’Asta, luoghi solitari dove è ancora possibile effettuare escursioni in completa solitudine. La sua indole di viaggiatore l’ha spinto inoltre a percorrere sentieri anche al di fuori del Trentino, accompagnandolo in Valle d’Aosta, in Brasile, nella Patagonia argentina e nel parco nazionale delle Torri del Paine nella Patagonia cilena. In collaborazione con l’amico Denis Perilli ha pubblicato la guida: Escursioni in Lagorai e Cima d’Asta (edizioni del 2017 e 2021).
Denis è nato a Conselve (PD), cittadina in cui ancora risiede. Ha cominciato a frequentare le Dolomiti in età adolescenziale scoprendo le potenzialità di questo laboratorio all’aria aperta, luogo ideale per soddisfare la propria innata curiosità naturalistica. Si è laureato in Scienze Naturali all’Università degli Studi di Padova con una tesi riguardante le dinamiche di popolazione dell’arvicola rossastra nella Foresta di Paneveggio, studio promosso dal Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino. I risultati di questi lavori sono stati pubblicati in Acta Biologica e Natura Alpina, riviste dell’allora Museo Tridentino di Scienze Naturali. La sua passione per la montagna l’ha portato a esplorare gran parte del territorio dolomitico, con predilezione per vette e sentieri meno frequentati, fonti d’ispirazione per osservazioni geologiche, faunistiche, floristiche e ambientali. Nel 2012 ha iniziato a collaborare con Idea Montagna e sue sono le introduzioni geografiche, geologiche e naturalistiche di molte delle pubblicazioni più recenti. Autore per Idea Montagna Edizioni di Escursionismo consapevole in Dolomiti (2014 e 2018), Escursioni ad anello nelle Dolomiti Occidentali (2015 e 2020), Escursioni a Cortina e Misurina (2016 e 2021), Escursioni in Val di Zoldo (2017), Escursioni in Lagorai e Cima d’Asta (2017 e 2021), Escursioni in Cadore (2019) ed Escursioni ad anello nelle Dolomiti Orientali (2019). Socio Accademico del Gruppo Italiano Scrittori di Montagna, fa parte dello Staff Comunicazione Social del CAI Veneto.
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