Dibattito a Bastia Umbra sulle opportunità di sviluppo del cammino lento: Sonia Stipa e Silvano Monti ne hanno tirato le somme.

Tutti i più grandi pensieri sono concepiti mentre si cammina“. Lo diceva Friedrich Wilhelm Nietzsche , non noi.

L’Umbria allora dovrebbe essere considerata un “pensatoio” di grandi dimensioni, poiché è il crocevia, per collocazione geografica e per suggestione dei paesaggi, di alcuni dei cammini a lunga percorrenza più suggestivi e “calpestati” del mondo. Infatti vi convergono moltissimi escursionisti delle più svariate nazionalità.

Premessa doverosa per dire come il CAI sia chiamato in Umbria a un grande ruolo di attiva rappresentanza. Ambasciatore di molte iniziative, alterna giacca e cravatta a giacca a vento e pedule con la disinvoltura del “regista” di un film di cui conosce la sceneggiatura nei minimi particolari.

La foto di Sonia Stipa, Commissione Centrale Escursionismo CAI
Sonia Stipa – Commissione Centrale Escursionismo CAI

Una prova di quanto asseriamo si è avuta lo scorso 15 novembre, in occasione del convegno I cammini: incontri, storie e opportunità di sviluppo che si è tenuto a Bastia Umbra, in provincia di Perugia, nell’ambito della Fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili, incontro a dir poco doveroso visto il boom che ha fatto registrare il cosiddetto “turismo lento” (un trend in costante aumento: secondo la Regione umbra per il solo flusso turistico di pellegrini e camminatori su Assisi si è registrato un + 10% nel 2018, che si quantifica in 22 mila presenze in più).

Sonia Stipa, della Commissione Centrale Escursionismo del CAI, e Silvano Monti, referente in Umbria di Sentiero Italia CAI, hanno illustrato il recupero e la riapertura al grande pubblico del più lungo cammino italiano.

Racconta Silvano Monti: “Siamo molto contenti di aver potuto fare l’intervento conclusivo dei lavori, perché la collocazione ci ha permesso di mettere i puntini sulle “i”, e cioè di ribadire il ruolo centrale del CAI sulla questione. Ci ha permesso di spiegare che quel “CAI” posto in fondo a Sentiero Italia non è un vezzo, ma un elemento distintivo: il percorso si chiama così perché tracciatura, manutenzione, posti tappa e quant’altro attenga al percorrere il Sentiero Italia Cai, compete al CAI e a nessun altro”.

Diffidate delle imitazioni e delle contraffazioni.

“Non c’è alcuna politica di chiusura in questo  – precisa Silvano Monti – anzi, i CAI Umbria e Marche sono lieti di poter condividere ciò che è di loro pertinenza con chiunque voglia percorrere il Sentiero Italia CAI. Ogni escursionista è il benvenuto”.

Le diciotto tappe che percorrono l’Appennino umbro-marchigiano infatti “sono di competenza dei CAI Marche e Umbria, come è geograficamente giusto che sia. Nel pieno spirito di unione del Sentiero Italia, il tracciato in questa zona è un ricamo che cuce insieme le due regioni”, chiarisce Monti.

Una collaborazione proficua e di lunga data quella tra le due regioni centrali: sin dall’inizio, hanno infatti realizzato e valorizzato insieme il tracciato. Un senso di unione espresso anche dalla numerazione delle tappe, che è unica. “L’unione di intenti tra CAI regionali è di fatto un vantaggio”, aggiunge Monti.

Il referente regionale di Sentiero Italia CAI spiega che “la verifica della percorribilità è stata agevolata dal passaggio di Cammina Italia CAI, di fatto una sola tappa necessita della realizzazione di posti tappa attualmente mancanti. Si tratta della tappa sul valico di Bocca Trabaria, e valutiamo alcune soluzioni per risolvere il problema”.

 

Rileggi il racconto della staffetta Cammina Italia Cai 2019 qui!