Siamo nell’Appennino settentrionale e su queste piccole montagne ci si sente improvvisamente proiettati in un altro mondo. Qui dominano il colore verde dei prati e dei boschi, l’azzurro dei laghi e del cielo. Regnano il vento e il silenzio.
Chi frequenta l’Appennino sa che queste sono montagne tutt’altro che “minori”. Sono solo più piccole. Ma più piccole non vuole dire meno importanti o ricche di bellezze e sorprese. Ci troviamo a poco più di un’ora dall’autostrada A1, dalla Via Emilia e dalla Via Aurelia, dalle città della Pianura Padana e della Toscana. Eppure qui tutto cambia.
Uno degli obiettivi del Sentiero Italia CAI è del resto far conoscere proprio questi tesori nascosti della Penisola, non solo a chi vi abita vicino, ma anche a tutti i camminatori italiani e stranieri. Un viaggio a piedi lungo il tratto di Appennino settentrionale che va dall’Abetone al Parco del Monte Aiona è inoltre un esemplare concentrato di come queste montagne siano tutt’altro che uniformi e di come le atmosfere cambino strada facendo.
Tra Modena e Parma
Percorrendo queste tappe del Sentiero Italia CAI, mi sono reso conto ancora una volta di quanta biodiversità sia racchiusa in questo spicchio di Appennino, di come gli ambienti e i paesaggi cambino lungo il percorso, permettendo all’escursionista di leggere le pagine della storia, quella della natura e dell’uomo. Lo stesso si può dire del tracciato stesso, quello “fisico”, che cambia la sua natura, asseconda queste mutazioni esaltandole. Sulle panoramiche creste dell’Appennino modenese ci sente in alta montagna, tra picchi di erba e arenaria, profondamente appenninici e nello stesso tempo così alpini per sensazioni restituite.
Il Sentiero Italia CAI, pur evitando le maggiori asperità e le difficoltà presenti lungo il percorso, interpreta al meglio la natura del terreno. Non dimentichiamo che in questo tratto, così come in tutto quello che ci aspetta fino al Passo della Cisa, il SICAI ricalca o interseca i precedenti percorsi a lunga percorrenza: la Grande Escursione Appenninica (GEA) e l’Alta Via dei Parchi (AVP).
Le atmosfere non cambiano passando nell’Appennino reggiano, dove torbiere di origine glaciale, montagne che assumono quasi la dimensione di “gruppi” (come il Monte Prado, il Monte Cusna e l’Alpe di Succiso), consentono di assaporare grandi spazi e una maestosità che non incontreremo più fino alle Alpi Marittime. Il profondo solco del Passo del Lagastrello segna invece l’ingresso sul crinale parmense, un lungo e ininterrotto filo d’erba punteggiato di laghi cristallini, dove ammirare panorami sconfinati, che resteranno a lungo nella memoria degli escursionisti.
Verso la Liguria
Arrivati al Passo della Cisa tutto cambia. Comincia un silenzioso regno dei boschi, le cime (meno elevate e in inverno meno nevose) emergono a stento dalle faggete. Il Sentiero Italia sembra immergersi letteralmente tra rami e foglie, penetrando senza difficoltà nel nitido sottobosco del “re” dei boschi dell’Appennino. Quest’ultimo è l’indiscusso protagonista per chilometri e solo la vetta del Monte Gottero sembra anticipare i ventosi prati del Passo della Cappelletta e del Passo Cento Croci.
E qui l’Appennino, già da molte ore non più Tosco-Emiliano, ma Ligure, svela tutta la sua faccia mediterranea… Da questo punto fanno capolino le ginestre, il faggio viene affiancato da specie mesofile, la salsedine sembra iniziare a pizzicare il naso. Sarà un’impressione, ma è bello pensarlo. Un’altra cosa cambia. Ora sono i puntuali segnavia dell’Alta Via dei Monti Liguri (leggi anche la staffetta del Cammina Italia CAI 2019 in Liguria) e i rassicuranti pali in legno che caratterizzano questo sentiero a tappe, ad affiancare i segni tematici del Sentiero Italia CAI.
Tra faggi e montagna mediterranea

Dopo l’emozionate crinale del Monte Zatta e superato il Passo del Bocco, l’Appennino Ligure ha un improvviso scatto verso l’alto. Il SICAI lambisce l’iconica e piramidale cima ofiolitica del Monte Penna, per poi inoltrarsi tra le infinite torbiere, i tabulati affascinanti e quasi desertici del Monte Aiona, che sembrano quasi far rivivere suggestioni di altipiani sardi. Il faggio ritorna padrone. Ma è un regno effimero.
Al Passo delle Lame tutto cambia nuovamente. L’Appennino da questo punto ha deciso. Sarà per un lungo tratto una montagna definitivamente mediterranea. Gli arbusti invadenti e colorati, le esuberanti varietà arboree e il vento tiepido, a tratti quasi soffocante, ci fanno capire che qui la neve è un’effimera presenza anche a febbraio, che qui davvero il mare è vicino. Magari le strade sono lunghe e tortuose ma gli spazi dell’uomo non contano, perché la distesa del Mar Ligure è presente nell’aria e nei colori. Arrivato a La Forcella, mi rendo conto che bastano 15 tappe di SICAI per percepire tutta la meravigliosa complessità delle montagne italiane. Figuriamoci percorrendone oltre 500.
Andrea Greci