Villa San Pio X è una casa per ferie che sorge nel cuore delle Dolomiti, Patrimonio Naturale dell’Unesco. La struttura si trova in alta Val d’Ega al cospetto dei massicci del Catinaccio e del Latemar, poco distante dal celebre lago di Carezza, una delle dieci meraviglie naturali dell’Italia, chiamato anche “Lago Arcobaleno”. Situata alla base di partenza della seggiovia Paolina che consente di raggiungere le cime del Latemar, è meta di molti turisti ed escursionisti  per sciare, ciaspolare e dedicarsi ai momenti di relax. La struttura, punto accoglienza del Sentiero Italia CAI, è un luogo perfetto per chi è in cerca di un punto d’appoggio durante il trekking o per favorire il ristoro dell’anima del corpo. Attrezzata per l’autogestione, si sviluppa su 3 piani e offre 45 posti letto, suddivisi in 19 camere.

Abbiamo intervistato, Michela Toffanin dell’Associazione “Amici di Carezza” che ci ha raccontato qualcosa di più sulla struttura.

Villa San Pio X si trova in un luogo magico. Che panorama si vede dalle vostre finestre?

La nostra casa è abbracciata dalle Dolomiti, patrimonio Naturale dell’Unesco. La vista, a seconda della posizione delle camere, consente di ammirare il Catinaccio da una parte e il Latemar dall’altra.

Il vostro territorio è battuto dai turisti di tutto il mondo, quanti escursionisti ospitate in media a stagione?

Tutte le persone che ospitiamo dai gruppi religiosi, i campi scuola e alle famiglie vengono per praticare escursionismo. La nostra struttura soprattutto si riempie nei mesi di luglio e agosto.

Per soggiornare nella vostra Casa per Ferie bisogna iscriversi all’Associazione “Amici di Carezza”, cosa comporta l’iscrizione e come avviene?

L’iscrizione avviene con un contributo di adesione di 10 euro a persona. L’associazione condivide le finalità della struttura: puntiamo sulla valorizzazione del territorio e all’inclusività delle persone. Inoltre perseguiamo uno stile di vita comunitaria sobrio, in cui diamo importanza all’attenzione e al rispetto degli altri. Nonostante l’associazione sia nata da soli tre anni, abbiamo molti progetti e idee.

Quali sono i progetti in corso?

Sul piano dell’inclusività e dell’innovazione abbiamo all’attivo un progetto di robotica in collaborazione con l’Università di Padova. Siamo riusciti a collegarci tramite un robot, “Ohmni”, con un ragazzo ricoverato presso la Pediatria di Padova. L’avatar parlante ha permesso al ragazzo di muoversi tra le cime delle Dolomiti, di visitare la nostra struttura e di svolgere un’escursione, in occasione del suo viaggio di maturità. Questo progetto pilota vuole far interagire e viaggiare le persone impossibilitate a venire in montagna. La nostra struttura segue un orientamento cattolico, l’anno scorso è stato organizzato un percorso spirituale di una settimana “In Cammino con la Bibbia”: prevedeva il trekking durante la mattina e al pomeriggio si svolgevano dei momenti spirituali. Siamo aperti comunque anche ad altre religioni: al momento siamo in contatto con un gruppo buddhista. Infine abbiamo attivato un progetto che lega la magia della montagna con la pittura coinvolgendo artisti e pittori.

E quelli futuri?

Stiamo contattando le realtà sportive di orienteering, pensiamo che gli spazi della nostra struttura siano adatti per lo svolgimento di questa pratica, e i giocatori di scacchi con l’idea di legare questo sport all’esperienza della montagna. In questi anni abbiamo attivato il progetto “120 sci”, un percorso spirituale rivolto ai ragazzi dai 20 ai 35 anni, in cui si unisce lo sport a un momento formativo che coinvolge tutti i ragazzi, i campi scuola e le varie parrocchie del Nord, del centro Italia oltre a una scuola di Bruxelles che accogliamo in inverno. In merito a quest’ultimo progetto, stiamo contattando scuole inglesi e svizzere, per organizzare questo tipo di attività in un periodo dell’anno diverso. Infine cerchiamo di organizzare le funzioni religiose per tutta la comunità, data la grande richiesta, coinvolgendo sacerdoti delle zone limitrofe.

Quali sono i principali sentieri che si possono percorrere nei dintorni?

I luoghi per fare trekking sono molteplici. Si possono compiere passeggiate lungo il sentiero delle Perle che attraversa il Catinaccio fino ad arrivare al Latemar; le arrampicate sulla parete della Roda di Vaèl, del Masarè, del Satner e dell’Antemoia. Il territorio offre molte possibilità dalle più semplici passeggiate alle ferrate più complesse.

Dal punto di vista della gastronomia, quali sono le specialità del territorio?

Le specialità sono quelle del territorio tirolese e l’offerta è ampia. Le Kaiserschmarren, il piatto tipico della zona, è una frittata con i mirtilli rossi; poi ci sono i canederli, lo speck, i formaggi vari e le salsicce tirolesi, che sono tra i cibi più apprezzati.

Ci sono ristoranti vicini in cui è possibile andare a mangiare?

Da quest’anno la nostra struttura si è organizzata e offre agli ospiti, previa prenotazione obbligatoria, sia la colazione e il pranzo all’interno della casa. Questo servizio lo abbiamo attivato quando siamo diventati un punto accoglienza lungo il Sentiero Italia CAI. I ristoranti nelle vicinanze, raggiungibili sia a piedi che in macchina, non mancano, oltre ai rifugi e alle malghe che offrono sia il servizio di pranzo e cena.

La vostra casa per ferie sorge ai piedi del Catinaccio, ci raccontate la famosa leggenda sul colore delle sue cime?

Si tratta del fenomeno dell’enrosadira per cui le cime delle Dolomiti assumono un colore rossastro, che passa gradatamente dal rosa all’arancione, soprattutto all’alba e al tramonto. La leggenda narra che il Re Laurino aveva sul Catinaccio uno splendido giardino di rose. Un principe del Latemar, incuriosito dalla vista delle rose, si inoltrò nel regno di re Laurino e vide la figlia Ladina di cui si innamorò a prima vista, e la rapì per sposarla. Perciò il re, disperato, lanciò una maledizione sul suo giardino di rose colpevole di aver tradito la posizione del suo regno: né di giorno, né di notte alcun occhio umano avrebbe potuto più ammirarlo. Laurino dimenticò però l’alba e il tramonto quando, ancora oggi, il giardino di rose risplende con i suoi caldi colori. Inoltre Catinaccio si traduce in tedesco con la parola “Rosengartengruppe” che significa “giardino di rose”.

La leggenda che Michela Toffanin ci ha raccontato appassiona tutti i loro ospiti, specialmente i bambini.

 

 

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