Se dovessimo descrivervi Francesco Paolo Lanzino lo faremmo così: una marea di riccioli scuri, incorniciano i suoi occhi, altrettanto scuri ma illuminati dall’entusiasmo di un grande progetto: Woodvivors.
Un viaggio a passo di mulo per scoprire, conoscere e raccontare il mondo contadino, ricordando il nostro passato per costruire un futuro sostenibile.
Lo raggiungiamo immerso in mille preparativi ma fiducioso: partito da Pantelleria, oggi 15 aprile finalmente raggiungerà il Sentiero Italia, pronto a percorrerlo da Trapani fino a Torino.
Sarà lui in compagnia di due mule, pronto a riscoprire, al passo lento della tradizione e degli spostamenti in compagnia degli animali, quel che resta delle nostre antiche usanze e di un mondo, quello della montagna di mezzo, custode delle nostre radici.
“Parto per cercare nella conoscenza del passato, i germogli di un futuro sostenibile” dice Francesco parlando di un progetto che ha quasi i connotati della ricerca antropologica itinerante. Indagine, indizio dopo indizio, in un mondo antico dove il ritmo è ancora quello dettato dal sole e dalle stagioni, per trovare l’anima del nostro Paese.
Insieme a una troupe che lo seguirà lungo il cammino, Francesco documenterà la spedizione trasformandola in un racconto a puntate, in diretta. Infine riunirà il racconto in un unico documentario che ci porterà nell’Italia degli angoli nascosti, degli antichi mestieri, delle nicchie culturali, gastronomiche e spirituali, alla ricerca del nostro futuro.

Francesco, ci racconti Woodvivors?
“Woodvivors è un’Associazione di Promozione Sociale che nasce dalla passione per la riqualifica dei territori extraurbani, delle tradizioni, degli stili di vita, degli usi e costumi delle civiltà contadine.
Woodvivors vuole mettere in risalto tutte quelle realtà nascoste nei territori rurali della penisola italiana attraverso un progetto documentaristico “Woodvivors, l’Italia a passo di mulo” che trasmetta allo spettatore un sapere che è stato coltivato per centinaia di anni, ma che adesso rischia di essere perduto per sempre. Il trekking in compagnia di un mulo è un modo di viaggiare che permette di scoprire, attraversare i territori a passo lento, cogliendone sfumature e storie che possono essere svelate solo prestando attenzione”.
In viaggio con le mule lungo il Sentiero Italia, una scelta che parla di tradizioni antiche. Come è nata questa idea?
“Nel 2017 ho avuto la fortuna di affrontare uno dei miei trekking in compagnia di un mulo. Da subito ho preso coscienza del fatto che sarebbe stato un viaggio molto diverso dai precedenti, seppur sui sentieri siciliani, che conoscevo già bene. Il mulo, in quanto protagonista indiscusso della civiltà contadina, ti consente di entrare in contatto con gli anziani abitanti dei luoghi che attraversi, facendogli riaffiorare i ricordi del loro passato molto spesso già quasi dimenticato.
Il sentiero Italia CAI, percorrendo l’intera penisola italiana lungo le sue aree montane e rurali, è un vero e proprio filo che unisce tutte queste piccole realtà. Apparentemente sembrano solitarie ma in realtà sono unite proprio da questo sentiero che ricalca le orme delle antiche vie percorse dai mercanti e dai pellegrini per muoversi lungo la penisola italiana. Siamo fieri ed orgogliosi di poter vantare una collaborazione con il CAI e con il gruppo del SICAI che saranno al nostro fianco durante tutto il viaggio fornendo supporto logistico e sul campo.”

Che tragitto farai? E perché lo hai scelto?
“Abbiamo diviso il percorso in più di cento tappe dalla lunghezza di circa 20 km, che affronteremo nel corso di sei mesi. Le mule e i viaggiatori si muoveranno lontano dai grossi urbani, lungo le dorsali appenniniche, seguendo il sentiero Italia CAI. Ad accompagnarli ci sarà un furgone, fondamentale per le necessità della produzione cinematografica, che li seguirà a fondovalle e con cui i viaggiatori si incontreranno ogni due tre giorni per essere riforniti di tutto ciò che hanno bisogno: cibo, fieno per le mule, batterie cariche e memorie vuote.
L’itinerario potrebbe essere percorso in quattro mesi, ma abbiamo deciso di concederci un po’ più di tempo per avere la possibilità di soffermarci nei luoghi di maggior interesse o di riprendere un processo produttivo dall’inizio alla fine. Attraverseremo alcuni dei più importanti parchi italiani, come il Parco del Pollino, il Parco dell’Aspromonte e il Parco della Majella.
Abbiamo pianificato solo alcuni incontri principali e ci siamo messi in contatto con diverse guide locali che ci aiuteranno nella nostra ricerca di coloro che ancora ricordano i mestieri e gli stili di vita tradizionali. Abbiamo mantenuto un’organizzazione flessibile, così da adattarci agli incontri che faremo lungo la strada.”
Durante questa tua ‘avventura’ antropologica cosa vorresti approfondire? Che tipo di personaggi e che tipo di scoperte vorresti fare?
“Vorrei incontrare coloro che con semplicità sanno trarre beneficio dalla vita. Dopo l’esperienza del 2017 di aver viaggiato con un mulo ho scoperto la bellezza della percorrenza lenta. Vorrei trovare persone genuine, che, con il loro lavoro, riescono a produrre qualcosa di unico. Mi piacerebbe scoprire i saperi segreti che detengono coloro che lavorano con la terra e con il bestiame, le persone che nonostante tutto hanno deciso di affidarsi alla vita rurale, con le loro difficoltà. Vorrei trovare coloro che vivono ciclicamente, che valorizzano ciò che hanno e ciò che la terra rende. Sono alla ricerca di insegnamenti, riflessioni e spero di trasmettere questo anche a coloro che guarderanno tutto e seguiranno il nostro percorso.”
Cosa speri di ottenere da questa esperienza?
“Spero di portare a casa nuove consapevolezze ed esperienze. Un viaggio di sei mesi sono sicuro che sarà un’esperienza che mi cambierà profondamente. Dopo tanti preparativi e tanto studio vorrei portare a casa la conclusione della prima parte di questo progetto.”
Cosa vorresti trasmettere agli altri?
“Delle testimonianze genuine e sincere, che siano in grado di far riflettere le persone nate e cresciute nelle città. Vorrei stimolare l’interesse verso i tesori delle nostre campagne e possibilmente ripensare il nostro stile di vita, costruendo un futuro sostenibile a partire dalle nostre radici rurali.”
Un’ultima domanda, Francesco. Quali emozioni si affacciano in te all’idea della partenza?
“Sono mille emozioni, dopo quattro anni di duro lavoro a questo progetto c’è tanta voglia di mettersi in gioco e passare alla fase successiva. Sono naturalmente molto preso dalle ultime cose da sbrigare, ma sono davvero felice e soddisfatto che finalmente sia arrivato il momento di partire!”
Buon viaggio Francesco! Noi ti seguiremo da qui, aspettando i tuoi racconti di un’Italia speciale, autentica e vitale.
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