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Cronologia

Ripercorriamo insieme le principali tappe della Storia del Sentiero Italia, dalla prima “scintilla” negli anni ’80 fino ad oggi, e scopriamo i protagonisti che hanno reso possibile l’impresa.

1981 – Mentre attraversa gli Appennini, a Riccardo Carnovalini viene un’idea. Racconta: «Poco dopo quella scintilla scrissi su “Airone” che l’Italia avrebbe dovuto dotarsi di un percorso escursionistico. Un sentiero che ne percorresse tutte le montagne e proseguisse in Europa, che all’epoca già contava su diversi percorsi escursionisti di lunga percorrenza».

1983 – Il 19 giugno a Castelnuovo Garfagnana viene presentata la GEA (Grande Escursione Appenninica). Ci sono Riccardo Carnovalini, la moglie Cristina Di Bono, Alfonso Bietolini, Gianfranco Bracci, Furio Chiaretta, Stefano Ardito. Per Carnovalini è l’occasione di discutere della sua idea con alcuni amici, tutti esperti di escursionismo e di sentieri di lunga percorrenza. L’idea iniziale è di collegare in un sentiero unico i segmenti principali dei grandi percorsi già esistenti (GTA, Via dei Monti Liguri, GEA, ecc.).

Il gruppetto iniziale cresce di numero. Ne entrano a fare parte Roberto Mantovani, Giancarlo Corbellini, Franco Michieli. Un contributo progettuale per l’Appennino Meridionale viene da Giuseppe Casnedi, Donato Vece e Alfonso Picone Chiodo.

1986 – Sulle pagine dei Viaggi di “Repubblica” esce un ampio articolo a firma di Stefano Ardito. Il titolo è: “Gran Sentiero Italia”. Il nome del sentiero – con l’esclusione del “Gran” – nasce in quell’occasione.

1990 – Dopo alcuni convegni si cominciano a affrontare concretamente gli aspetti più importanti del percorso. L’occasione viene data dall’istituzione della Commissione centrale escursionismo del Club Alpino Italiano, presieduta a Teresio Valsesia, che ribadisce l’apprezzamento per l’opera degli ideatori del Sentiero Italia, in particolare di Riccardo e Cristina Carnovalini che in quegli anni erano stati degli importanti e attivi promotori dell’escursionismo in Italia non solo come attività salutistica, ma soprattutto come esempio per favorire la corretta fruizione del territorio. La Commissione del CAI si rende quindi disponibile a collaborare strettamente per la realizzazione del Sentiero Italia. Con l’approvazione del presidente generale del CAI, Leonardo Bramanti, viene formato un Gruppo di lavoro CAI-Associazione Sentiero Italia, composto da Teresio Valsesia, Giancarlo Corbellini e Filippo Di Donato (per il CAI), e da Riccardo Carnovalini, Furio Chiaretta e Gianfranco Bracci (per l’Associazione). A Trieste e in Calabria vengono presentati il tratto finale del Sentiero e quello particolarmente importante e significativo dell’Aspromonte, che era stato individuato e segnato a cura del CAI, con la partecipazione della cooperativa Nuove Frontiere di Reggio Calabria e di alcuni giovani di San Luca d’Aspromonte. Un’operazione che aveva una funzione non solo escursionistica, ma civile, culturale e sociale anche come prodromo di una futura attività turistica, nel contesto del nuovo parco nazionale.

1991 – A otto anni di distanza dalla nascita dell’idea, il Sentiero Italia trova una sua prima concretizzazione in un fascicolo di 26 pagine, pubblicato dal CAI e dall’Associazione Sentiero Italia. Vi sono descritti, anche se in forma non ancora definitiva, il percorso generale e le varianti maggiori, localizzate in tutte le regioni dalla Sardegna al Friuli-Venezia Giulia.

È uno strumento fondamentale soprattutto per le Sezioni del CAI, che hanno collaborato dalla sua redazione, e che si sentono impegnate direttamente all’esecuzione del grande itinerario che abbraccia la penisola e le due isole maggiori. In una riunione del Gruppo di lavoro CAI-Associazione Sentiero Italia, Teresio Valsesia propone espressamente di compiere il “collaudo” dell’intero sentiero attraverso il titolo “Camminaitalia”, che contiene un imperativo esortativo indirizzato a tutti gli italiani per praticare maggiormente l’escursionismo.

In quegli anni viene dedicato anche molto lavoro alla promozione del Sentiero Italia. Escono decine di articoli sulle riviste specializzate, sui quotidiani e sui periodici ad alta tiratura. E le manifestazioni inaugurali di alcuni tratti del percorso compaiono anche in tivù. Nel Paese, l’attenzione generale nei confronti dell’escursionismo conosce una decisa impennata, e per la prima volta gli amministratori pubblici cominciano a dimostrare interesse nei confronti del camminare. Escono anche le prime guide regionali del percorso.

1993-1994 – Senza la preziosa collaborazione delle Sezioni CAI, in particolare di quelle poste sul percorso, sarebbe impossibile attuare il progetto. Nel biennio preparatorio i singoli segmenti del sentiero vengono tracciati, migliorati, resi percorribili e dotati di segnavia orizzontali e, dove possibile, di posti-tappa. La complessa opera viene attuata da centinaia di volontari CAI sparsi in tutta Italia, in particolare nelle regioni del Sud, ancora parzialmente prive di efficienti reti sentieristiche. Da segnalare quindi tutte le Sezioni abruzzesi, e campane (in specie Salerno con Sabatino Landi), quelle lucane e calabresi, nonché Isernia e Bari, le siciliane, e Cagliari che ha provveduto alle 25 tappe della Sardegna. Nella fascia alpina, oltre alle due Alte Vie valdostane, sono stati integrati i percorsi ossolani e l’alto Verbano, il Sentiero confinale lombardo, i due versanti valtellinesi, le alte vie delle Dolomiti, già largamente collaudate, come i sentieri del Friuli e delle Giulie.

1995 – Il Camminaitalia

Oltre 6 mila chilometri da Santa Teresa in Gallura (nord della Sardegna) a Trieste. Quasi 8 mesi di cammino, con due sole tappe di riposo. Oltre 5 mila camminatori italiani e stranieri che hanno percorso una o più tappe. Alcune migliaia di studenti contattati in conferenze e coinvolti nei cammini. Infine, nessun incidente e – grazie agli sponsor – nessuna spesa per il CAI. Questi i dati principali del Camminaitalia che – secondo un’inchiesta della tv americana CNN – sarebbe il trekking più lungo del mondo, 2000 km in più dei maxi itinerari di Australia, Nuova Zelanda, USA e Nepal. Un record che onora l’intera Italia, finalmente alla testa di una classifica mondiale.

Con Teresio Valsesia la camminata è stata co-organizzata dall’impegno e dalla professionalità di Riccardo Carnovalini e Giancarlo Corbellini. Ma soprattutto di centinaia di accompagnatori delle Sezioni del CAI. Importante nell’organizzazione anche il ruolo del presidente generale Roberto De Martin che ha percorso alcuni segmenti e organizzato la manifestazione conclusiva a Trieste con le Sezioni XXX Ottobre e Alpina delle Giulie.

Il libro e il documentario

Il Camminaitalia è stata documentato da un libro pubblicato alla fine del 1995 dall’Editoriale Giorgio Mondadori. Il volume (320 pagine, con i nomi dei partecipanti e il corredo di numerose fotografie), è stato curato da Riccardo Carnovalini, Giancarlo Corbellini e Teresio Valsesia. Oltre a contributi di carattere generale, vi sono descritte sinteticamente le 368 tappe dell’itinerario principale e dei segmenti complementari.

Il cine-operatore Renato Andorno ha invece provveduto a realizzare un documentario della durata di 50 minuti, condensati rispetto alle 80 ore di materiale girato. Andorno ha percorso quasi tutto il trekking con in spalla una pesante telecamera, retaggio dell’epoca. Il documentario è stato poi presentato in numerose serate ed è tuttora di grande attualità non solo per l’apparato tecnico, ma per la preziosa documentazione ambientale, storica e antropologica del dvd.

1997 – Camminaitalia: prima solitaria. L’autore dell’exploit è Emilio Pizzocol, 54 anni, un escursionista del CAI di Sesto San Giovanni, tanto bravo quanto modesto e riservato, con alle spalle un’intensa attività alpinistica. Pizzocol percorre il tracciato in 226 tappe e definisce il Camminaitalia: «Un’avventura infinita». La sua impresa viene documentata su “Lo Scarpone” con una foto in copertina e con un articolo del direttore della rivista, Teresio Valsesia.

1999 – Camminaitalia bis con l’ANA. Il generale Cesare Di Dato, direttore della rivista “L’Alpino”, dell’Associazione Nazionale Alpini, interpella Valsesia per organizzare insieme al CAI una seconda edizione della camminata, per sottolineare l’80° anniversario dell’ANA. La proposta è subito accolta e – come quella del 1995 – viene aperta a tutti, senza alcun paletto burocratico. Più corta della precedente, si sviluppa per oltre 3000 km in 189 tappe e rappresenta una stretta e proficua collaborazione fra CAI e ANA, come attestato anche dagli oltre 8 mila partecipanti complessivi. Per le Sezioni delle due associazioni è l’occasione per una verifica dell’itinerario, nuovamente sistemato e debitamente segnalato a conferma che, senza il volontariato, il Sentiero Italia rimarrebbe solo sulla carta. Anche il «nuovo Camminaitalia» ha il suo volume illustrativo, curato da Giancarlo Corbellini e Teresio Valsesia (editore il TCI), nonché il suo docu-film realizzato da Renato Andorno.

Nasce il Club Camminaitalia. Al termine della camminata, in una riunione fra i partecipanti (parecchi dei quali già presenti nel 1995), si costituisce il Club Camminaitalia, alla cui presidenza viene nominata Nicoletta Del Vecchio, del CAI di Sondrio. L’attività del Club, composta da circa 200 aderenti (compresi alcuni stranieri), è sempre caratterizzata dal più schietto volontariato e si esplicita nell’organizzazione di una serie di trekking sull’itinerario del Camminaitalia e non, spesso con l’attiva partecipazione delle Sezioni CAI. Il Club è tuttora in attività.

2002 – Su proposta del presidente generale del CAI, Gabriele Bianchi, vengono destinate delle risorse finanziarie per assicurare la manutenzione  dei segmenti dell’Appennino Meridionale e per la pubblicazione di un depliant promozionale.

Persone

Riccardo Carnovalini, 61 anni, spezzino, si definisce camminatore e fotografo. Dei suoi anni, la metà almeno li ha trascorsi a camminare. Ha attraversato l’Italia e l’Europa a piedi in lungo e in largo. E’ presidente dell’Associazione CamminAmare, colui che per primo, camminando, ha pensato a Sentiero Italia, nell’81. E, durante una sosta del suo cammino, ne ha parlato agli altri. Così spetta a lui essere il presidente dell’Associazione Sentiero Italia, summa di due parole che lo definiscono pienamente. Sentiero, perché ha deciso di viaggiare prevalentemente a piedi avvalendosi dei sentieri. Italia perché da sempre dice che per essere pienamente italiani bisogna conoscere il Paese pienamente, scoprirne i lati meravigliosi e quelli orrendi, perché non esiste una cosa senza l’altra in un’Italia fatta di incanto e di sdegno.

Alfonso Bietolini, professore di matematica al liceo Galileo di Firenze, appassionato di trekking, a piedi e a nuoto, progettista e tracciatore della Grande Escursione Appenninica insieme a Gianfranco Bracci è scomparso nel 2006. E’ considerato uno dei fondatori del trekking moderno.
Fulvio Chiaretta, giornalista e scrittore specializzato sui temi della montagna. Ha lavorato alla “Rivista della Montagna” e ad “Alp”. Ha fatto parte del gruppo che, sul finire degli anni ’70 e l’inizio del Decennio successivo, ha progettato e reso fruibile la Grande Traversata delle Alpi, GTA, in Piemonte.

Cristina di Bono, moglie di Riccardo, ne ha condiviso oltre la vita anche le avventure a piedi. Con lui ha camminato in lungo e in largo, in salita e in discesa, in Italia e nel mondo.

Stefano Ardito, romano, 64 anni, blogger e documentarista, da oltre 30 anni ha scelto di fare della sua passione per la montagna una professione. Oltre ad aver scritto libri e guide, ha scritto per Il Messaggero, Il Manifesto, Corriere della Sera, Paese Sera, Repubblica, La Stampa e molte riviste periodiche. Ha ideato e progettato sul terreno trekking come il Siena-Argentario, il Conero-Sibillini, il Pavia-Portofino, il Sentiero del Parco della Majella, il Firenze-Siena-Roma, il Sentiero Silone e la Via dei Lupi che collega Tivoli e Roma con il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.

Gianfranco Bracci, fiorentino di nascita e “pre-appenninico” di Calenzano per scelta, insegnante, giornalista, appassionato di montagna nella sua declinazione più ampia, dal trekking alla mountain bike, dalla fotografia al trasmettere agli altri la sua cultura del camminare. Con Alfonso Bietolini ha progettato la Grande Escursione Appenninica.

Roberto Mantovani, 64 anni, giornalista professionista, torinese di Torre Pellice, si occupa di montagna da sempre. In tutte le sue declinazioni. Ha diretto per molti anni la “Rivista della Montagna”.

Sergio Frau, giornalista dell’ufficio cultura di Repubblica, 70 anni, caporedattore del supplemento Viaggi, noto per aver studiato approfonditamente il tema delle famose Colonne d’Ercole e la loro identificazione geografica, è stato colui che, titolando l’articolo di Stefano Ardito del percorso escursionistico nazionale presentato nel supplemento coniò il suo nome: Sentiero Italia.

Teresio Valsesia, Giancarlo Corbellini, Filippo Di Donato sono gli ambasciatori del Cai che siedono al tavolo paritetico di sviluppo del progetto, nel 1991 insieme a Carnovalini, Bracci e Chiaretta (SI). In quegli anni vicepresidente del CAI, Valsesia in particolare fu uno dei fautori del Cammina Italia che si svolse nel 1995.

Giacomo Priotto primo Presidente generale del Cai che, a Prato, nel 1985, manifestò a nome del Club un forte interessamento per il progetto.

Franco Michieli milanese, 57 anni da compiere, geografo, camminatore ed esploratore, tra i primi ad aderire. Ama l’esplorazione orientandosi senza cartografia, strumenti, segnaletica.

Donato Vece, Alfonso Picone Chiodo, Giuseppe Casnedi, rappresentanti della parte meridionale dei percorsi di Sentiero Italia.

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