Le riprese della seconda parte del documentario sul Sentiero Italia CAI: dall’Abruzzo fino al Colle di Cadibona, dove per convenzione gli Appennini incontrano le Alpi, fra natura, progetti e incontri
Dopo una pausa di alcune settimane, nella seconda metà di ottobre sono terminate le riprese della seconda parte del documentario sul Sentiero Italia CAI. La prima tranche del lavoro, partita più tardi del previsto a causa del lockdown primaverile, si era conclusa il 25 agosto scorso, e al regista e ai suoi collaboratori è servito un po’ di tempo per organizzare nei dettagli il secondo step delle riprese che, partendo dall’Abruzzo, ha risalito la penisola sino al Colle di Cadibona, punto convenzionale di saldatura tra Appennini e Alpi.
Il regista Luca Bergamaschi, accompagnato dai giornalisti Luca Calzolari e Roberto Mantovani (direttore e collaboratore storico di Montagne360, ndr) in veste di consulenti, in questa occasione ha potuto contare sulla presenza del noto ed esperto camminatore bolognese d’adozione Vito Paticchia, profondo conoscitore dell’Appennnino centro-settentrionale, che ha vestito i panni del protagonista del viaggio a piedi. Per circa due settimane, la troupe si è spostata lungo i crinali della catena montuosa che costituisce la spina dorsale dello Stivale, con temperature talvolta insolitamente rigide per la stagione, ma graziata dagli splendidi colori autunnali di boschi, praterie e altipiani d’alta quota.
Paesaggi e incontri

Il secondo step è partito dal borgo di Pietracamela, in provincia di Teramo, ai piedi del massiccio montuoso più elevato degli Appennini e nel territorio del Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. L’incontro con Luca Mazzoleni, storico gestore del rifugio Franchetti, ha aperto la serie dei colloqui con i personaggi legati ai luoghi visitati dalla troupe. Oltre ai paesaggi, ai colli, al percorso e ai passi dei camminatori protagonisti della narrazione, il documentario in lavorazione è, infatti, incentrato anche sulle testimonianze e sulle riflessioni di chi vive e lavora sulle montagne attraversate dal Sentiero Italia CAI. Il viaggio è poi continuato attraversando i Monti della Laga. Ai piedi del Pizzo di Sevo, la camera del regista ha intercettato l’artista romano Angelo Bellobono, intento a dipingere una delle sue tele in cui magicamente si fondono paesaggio, materialità dei luoghi, geologia, atmosfere, presenze animali e vegetali. Un’esperienza molto coinvolgente.
Lezioni di vita
Successivamente, la troupe si è spostata ad Amatrice. Di fronte alla Casa della Montagna, donata dal Club alpino alla comunità locale, Marco Salvetta, presidente della Sezione Cai di Amatrice, si è intrattenuto a lungo con Paticchia, in un dialogo ad alta intensità emotiva. Poi su, a Madonna delle Coste, nei pressi di Accumoli, in visita al punto di accoglienza Cai dell’azienda agricola biologica Alta Montagna, di Katia d’Apostolo, punto di riferimento importante per l’accoglienza di quanti camminano lungo il Sentiero Italia CAI nella zona. Anche in questa occasione, è stata registrata una bella testimonianza di resilienza e di attaccamento alla terra. Una vera lezione di vita. Visso, in provincia di Macerata, il cui centro storico è ancora off limits dopo il terremoto del 2016, ha aperto al documentario le porte del Parco nazionale dei Monti Sibillini. Con la preziosa guida di Silvano Monti, coordinatore della sentieristica del Cai dell’Umbria, le riprese sono continuate nei pressi di Norcia e ai Piani di Castelluccio, raccogliendo testimonianze, ricordi, opinioni e informazioni.
A lavoro sul Sentiero
Una puntata nel cuore delle Foreste Casentinesi e al santuario francescano della Verna e poi su, sempre verso nord. Una deviazione dal tracciato del SICAI verso i Monti della Calvana, tra la provincia di Prato e quella di Firenze, ha permesso di raccogliere le straordinarie immagini di una delle ultime mandrie di cavalli selvaggi d’Europa, assistiti con estrema discrezione e oculatezza dalla veterinaria Agnese Santi e dall’Associazione salvaguardia e sviluppo della Calvana. Facendo base a Vidiciatico, sull’Appennino bolognese, lungo la strada che da Lizzano in Belvedere sale al Corno alle Scale, nonostante il maltempo, il lavoro per il documentario ha permesso di avvicinare un nuovo, importante tratto del SICAI tra faggete e castagneti ammantati da una splendida livrea autunnale, aerei crinali e luoghi su cui si svolsero i cruenti combattimenti lungo la Linea Gotica, nel 1944. È anche stata sorpresa una squadra di volontari del Cai di Modena intenta nel lavoro di messa a punto della segnaletica in un tratto del percorso SICAI.
I briganti dell’appennino
In seguito, risalendo ancora il crinale montuoso, i documentaristi si sono addentrati nel cuore del Parco nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano. Nel piccolo borgo di Cerreto Alpi, in provincia di Reggio Emilia, la troupe è stata accolta dalla cooperativa “I Briganti di Cerreto”, nata nel 2003 per volontà di un gruppo di giovani del luogo e da anni impegnata nella cura del territorio, nel turismo locale e nei servizi ambientali. Tra le case del paesino, davanti alla camera del regista Luca Bergamaschi, oltre ad alcuni dei “briganti” si sono intrattenuti anche Giovanni Teneggi, responsabile del progetto “Cooperative di Comunità” di Confcooperative, e il noto cantautore e scrittore Giovanni Lindo Ferretti, 67 anni, considerato uno dei padri del punk italiano, nato e cresciuto a Cerreto Alpi e legatissimo al paese. L’ultima tappa del viaggio è stata il Colle di Cadibona, in Liguria, dove per convenzione finisce l’Appennino e iniziano le Alpi. L’incontro con Maurizio Palazzo, già presidente della Sezione Cai di Finale Ligure, e Maria Vittoria Poggi, operatore naturalistico e culturale del Cai che ha raccontato il territorio, è stata la bella conclusione della seconda tranche delle riprese.